AS ROMA NEWS DERBY ABRAHAM – Magica Roma. Davanti a Francesco Totti e in un Olimpico traboccante di colori e di passione, la squadra di Mourinho gioca il derby perfetto tramortendo la Lazio con una manovra veloce e avvolgente, scrive La Gazzetta dello Sport.
La doppietta di uno scatenato Abraham e la prodezza su punizione di capitan Pellegrini disegnano un punteggio rotondo e corretto, che sottolinea la splendida prestazione giallorossa e la sconcertante prova della Lazio, mai sintonizzata con la partita. Dopo tante critiche, spesso corrette, va detto che Mourinho ha azzeccato tutto: Zaniolo in panchina, due trequartisti generosi anche senza palla, le corsie elette a territorio di caccia e non di contenimento. Sarri è rimasto spiazzato.
Non sapremo mai che partita avremmo visto se Abraham non avesse segnato dopo appena 56 secondi sfruttando una serie di errori degli avversari: Acerbi perde palla dentro l’area regalando un corner, Strakosha legge male la traiettoria di Pellegrini, i difensori non marcano l’inglese che segna dopo la respinta della traversa. Ma la partita che abbiamo effettivamente visto è stata dominata dalla Roma, che facilitata dal gol iniziale ha eseguito alla perfezione il piano tattico di Mourinho.
In fase difensiva c’era grande pressione con Smalling asfissiante su Immobile e Karsdorp pronto a uscire alto con Mancini che sfilava. Quando i giallorossi avevano il pallone, l’idea era quella di iniziare su una fascia e concludere sull’altra, utilizzando Abraham come perno e sfruttando le qualità tecniche dei due trequartisti per gestire i tempi. Tutto veniva eseguito benissimo e così c’era sempre un giallorosso che correva verso la porta senza palla.
Il secondo gol (22’) spiega bene il concetto: dialogo tra i centrali di centrocampo, verticalizzazione su Mkhitaryan, filtrante per Karsdorp che di prima intenzione pesca sul secondo palo Abraham. Calcio semplice, calcio bello. E in quanto a bellezza, la punizione di Pellegrini (40’) è da pinacoteca: all’incrocio, da una posizione adatta a un mancino ben più che a un destro, e partita chiusa prima dell’intervallo.
Dall’altra parte, invece, il nulla. La Lazio nel primo tempo ha assistito alla gara: zero attenzione (altrimenti non prendi il primo gol), zero intensità (altrimenti non prendi il secondo, o almeno complichi l’azione), zero reazione (altrimenti non chiuderesti il primo tempo con il tremendo score di sette tiri a uno, cioè un passaggio di Luis Alberto a Rui Patricio). Da quel poco che si è visto, il piano di Sarri prevedeva l’attacco a destra, ossia dalla parte in cui Zalewski avrebbe dovuto soffrire Felipe Anderson.
Tutta teoria: la pratica racconta di un duello stravinto dal ragazzino, al punto che Sarri dopo mezz’ora ha invertito gli esterni. L’unica azione vagamente pericolosa è nata da un lancio di Acerbi per Immobile, ma chiamarla occasione sarebbe un esercizio di generosità. La partita si sarebbe potuta riaprire solo per un episodio favorevole alla Lazio a inizio ripresa, ma in realtà la squadra di Sarri non ha creato quasi nulla. L’unica differenza, favorita dall’atteggiamento prudente con cui la Roma è tornata in campo dopo l’intervallo, è stata una maggiore attenzione sulle corsie. Ma i giallorossi hanno trovato il modo di rendersi pericolosi con un lancio centrale di Cristante per Abraham, perfetto nello stop e impreciso nella conclusione davanti a Strakosha.
A proposito di Abraham, il centravanti inglese si è divertito a fare una passeggiata nella storia giallorossa lasciando qualche traccia indelebile: il suo primo gol è il più veloce nella storia dei derby di Roma in A; Tammy è il primo giallorosso a segnare una doppietta nel derby dall’11 gennaio 2015, quando ci riuscì Totti; e per trovare chi ha realizzato due gol più in fretta di lui da inizio partita bisogna citofonare a Edin Dzeko e farsi raccontare le due reti in 10’ al Pescara il 27 novembre 2016.
Ma il dato forse più significativo è un altro: nel 2022 solo Lewandovski (12) ha segnato più di Abraham (9) nei cinque top campionati europei. Al di là dei gol, ieri l’inglese è stato preziosissimo dal punto di vista tattico: sporcava l’azione della Lazio e aiutava quella della Roma. I difensori avversari gli rimbalzavano addosso. E attorno a lui tutta la squadra si è espressa su livelli di eccellenza. Adesso il quinto posto è un obiettivo credibile, senza dimenticare quella Conference League tanto snobbata e invece in grado di colorare la stagione della Roma. Che ieri è tornata magica, ma una notte sola non basta.
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