Tammy Abraham

AS ROMA NEWS EMPOLI ABRAHAM DYBALA – A Torino avevano costruito il pareggio in casa della Juventus, quel punto che aveva fatto sognare un po’ tutti dalle parti di Trigoria. Ieri, insieme, hanno invece marchiato a fuoco la vittoria della rinascita, permettendo a Mourinho di mettersi alle spalle il doppio scivolone della settimana scorsa, contro Udinese e Ludogorets, scrive La Gazzetta dello Sport.

Da una parte uno strepitoso Dybala, decisivo in ogni sua giocata, che sia un tocco, una veronica, un gol (con tanto di abbraccio prima a Zaniolo e poi a Vina) o un assist. “Mou ci voleva più vicini – ha detto Paulo – aveva ragione”. Dall’altra Abraham, che per due terzi di partita è andato ancora a scartamento ridotto. Ma poi quando s’è trattato di piazzare la zampata giusta si è fatto trovare pronto, regalando la vittoria ai giallorossi. Uno inventa, costruisce, illumina il gioco. L’altro è tornato a finalizzarlo.

Alla fine, il sorriso sul volto di Abraham era stampato come il sole che brilla sui tetti di Roma. “Sapevamo di dover affrontare un buon avversario, ce ne eravamo accorti anche nella scorsa stagione – dice l’inglese – E’ stata una vittoria del collettivo: venivamo da due sconfitte, era troppo importante ritrovare il successo e con esso la fiducia. Il morale negli ultimi giorni non era altissimo”.

Già, la fiducia, che fa il pari con l’entusiasmo a cui si era rifatto anche capitan Pellegrini subito dopo il ko di Razgrad. “In questa vittoria ci sono molte note positive, al di là di me e Paulo – continua Abraham – mi vengono in mente Ibanez, Matic, ma anche Celik, che è nuovo nel gruppo. Io vedo tanti aspetti positivi, anche a livello individuale”.

E quando gli chiedono di lui, Tammy rassicura tutti, lui che anche lo scorso anno qui aveva fatto centro: “Mi sento bene. Tornavo da un infortunio, ma sto facendo sempre meglio. E sono contento del gol”. Arrivato proprio mentre Mou lo stava per cambiare: “Giovedì si gioca ancora, magari era una mossa tattica”, ci scherza su lui. Che alla fine promette: “Tra due mesi farò un’intervista in italiano”. Per ora basta che segni ancora.



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