Tammy Abraham

ULTIME NOTIZIE AS ROMA FIORENTINA ABRAHAM – Quando qualcuno l’ha visto nella lista dei titolari, ha subito pensato a quella quarantena light di cinque giorni, chiedendosi se Abraham l’avesse fatta davvero o meno. Ma alla fine conta poco. Piuttosto, contano quei due assist, la traversa e l’espulsione procurata di Dragowski. E conta soprattutto l’impatto che Tammy ha avuto con Roma, con il calcio italiano, con l’Olimpico ed i colori giallorossi, scrive La Gazzetta dello Sport.

La prestazione di Dzeko sabato a San Siro aveva lasciato un po’ di amaro in bocca a qualcuno, quella di Abraham di ieri ha spazzato via qualsiasi dubbio. E ogni scia di nostalgia per la partenza di Edin. Con Tammy sempre sul filo del fuorigioco, sempre pronto ad attaccare la profondità. Sempre nel cuore della partita.

Così tanto che quando ha dovuto lasciare il campo per un indurimento al flessore della coscia sinistra (se n’è andato con tanto di borsa del ghiaccio sul muscolo) l’Olimpico si è alzato tutto in piedi per salutarlo. Se poi sia già nato una nuova stella o meno in casa giallorossa, è ancora presto per dirlo. Di certo una partenza più bella il centravanti inglese non poteva neanche sognarsela lontanamente. Certo, è mancato il gol. Ma c’è stato tutto il resto. Ed è stata tanta roba. Davvero.

Mourinho con Abraham ieri ha voluto rischiare, ma sapeva di poterla fare. Si fidava. «In questi 5 giorni ha fatto allenamento con lo schermo e basta – ci scherza su alla fine José -. Per Tammy è stata una settimana strana, ma aveva lavorato bene 5-6 settimane con il Chelsea, giocando anche delle amichevoli importanti contro Arsenal e Tottenham. Fisicamente aveva i sessanta minuti nelle gambe, ho scelto di metterlo perché con la pressione alta di Igor e Milenkovic lui è uno bravo ad abbassarsi ed a dialogare con i trequartisti. E’ più funzionale in questo tipo di situazione, più bravo a far scendere la difesa avversaria. Certo, non è stato facile mettere in panchina uno come Shomurodov, che veniva da tre gol in tre partite. Ma quando abbiamo trovato spazio l’ho messo dentro, perché lui è più mobile e quando può andare in profondità è difficile da fermare». E vederli insieme? «Per ora è troppo rischioso, vogliamo sempre pressare alti con due giocatori».

E se Abraham è stato il protagonista, Mou è stato il volto più atteso. Ieri ha festeggiato la sua cinquantesima vittoria in Serie A e per la prima volta in Italia è partito con un successo. Con l’Inter aveva prima pareggiato con la Sampdoria e poi con il Bari. Ieri si è tolto questo sfizio. «Devo fare i complimenti a Italiano, la Fiorentina ha fatto un’ottima partita. Noi invece non abbiamo giocato bene, come vorrei. Lo spirito e l’organizzazione difensiva sono miei, la fase di possesso ancora no». Migliorerà anche quella…



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