La Roma ha in pugno Bruno Peres. La trattativa con il Torino ha avuto una forte accelerazione nella notte tra venerdì e sabato, quando i giallorossi sono arrivati ad offrire 15 milioni per l’esterno brasiliano, raggiungendo un’intesa di massima con la società del presidente Cairo. Ora le parti stanno lavorando sulla formula: da Trigoria spingono per un prestito oneroso con obbligo di riscatto, i granata vorrebbero monetizzare subito.

Visti gli ottimi rapporti, non sarà un problema trovare una soluzione che faccia tutti contenti: poche settimane fa a Torino sono finiti Ljajic per 9 milioni di euro (compresi i bonus) e Iago Falque, in prestito gratuito con diritto di riscatto da esercitare al termine della prossima stagione.

Si continuerà a lavorare senza sosta per tutto il week-end, compreso il giorno di Ferragosto, per provare a perfezionare il trasferimento in tempo utile per inserire il calciatore nella lista Champions. Il termine scade martedì 16 a mezzanotte, e la Roma ha ancora una casella libera per i giocatori che non si sono formati in Italia (ne ha iscritti 16 invece di 17).

In pratica una corsa contro il tempo per regalare a Spalletti il terzino di cui ha bisogno: se invece la Roma non riuscisse a rispettare la scadenza, il brasiliano non sarebbe disponibile nemmeno per la gara di ritorno col Porto, ma sarebbe aggiunto nella nuova lista per la Champions, in caso di passaggio del turno, o per l’Europa League in caso di eliminazione.

Un’eventualità, quella della retrocessione nell’Europa di serie B, di cui a Trigoria nessuno vuole sentir parlare. Nemmeno l’ultimo arrivato Vermaelen, che in carriera ha già vissuto l’esperienza di giocare i preliminari. «Con il Porto niente scherzi – le parole del difensore belga -, c’è molta pressione, tutti vogliamo giocare quella coppa. Dobbiamo scendere in campo con la massima fiducia».

Il suo arrivo («In prestito libero e non condizionato alle presenze» ha sottolineato il direttore generale Mauro Baldissoni) aggiunge qualità ad una squadra già competitiva. «Siamo forti e dobbiamo crederci, quello che è successo la stagione scorsa a Leicester può succedere ovunque».

(Corriere della Sera – G. Piacentini)



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