Che cosa è diventata la Roma? Un luna park. Ma si divertono solo gli altri, che pagano il biglietto con la certezza quasi matematica che, magari dopo un filo di attesa, il divertimento arriverà di sicuro. Qui la gioia di un gol non si nega quasi a nessuno. La disperata ricerca di un patto di stabilità giallorossa naufraga con una puntualità disarmante. Altri tre gol incassati e un mazzo di fiori da spedire a casa Szczesny, perché senza il polacco il passivo sarebbe stato più pesante. È una storia che parte da lontano e che si racconta con un dato simbolo: mai, dal ritorno di Spalletti, la Roma è riuscita a finire due gare di fila senza subire gol.

NUMERI – Chiamali alti e bassi. Il punto è che dalla notte shock con il Porto non si trova più la strada di casa. La Roma non è più la stessa, non è più una squadra: così si spiega la mancanza d’equilibrio. E c’è un dato a spiegare meglio di qualsiasi altro il momento: l’unica volta che la formazione di Spalletti ha disputato una buona gara difensiva è stata con l’Udinese, all’esordio in campionato. Il Porto doveva ancora abbattersi sull’Olimpico, quel giorno. Da lì in poi, solo uragani. Pure con il Crotone, dove la porta è rimasta inviolata grazie al rigore parato da Szczensy e ad altri buoni interventi del polacco. Otto reti incassate in sei giornate sono tante: solo con Zeman, nel 2012-13, era andata peggio (11) nell’era americana. E in metà delle gare la Roma ha subito almeno due gol. E come punti, nelle prime 6 giornate, Garcia in 3 stagioni aveva fatto sempre meglio.

PEROTTI RINGHIA – Detto che Perotti ringhia: «Niente scuse, dobbiamo allenarci di più», sui perché della crisi lavora l’allenatore: è un problema di fase difensiva, non solo di uomini, se è vero che in un centrocampo nel quale albergano Strootman, De Rossi e Nainggolan non è il filtro che dovrebbe mancare. E invece il Toro entrava dentro come nel burro. Ma certo, se poi in ogni match la scelta sugli esterni difensivi cade su Florenzi e Peres in campo insieme, allora non puoi certo aspettarti la solidità. Schierare due esterni così è un lusso che questa Roma non può permettersi, se la ricerca dev’essere — lo ha detto Spalletti — quella di migliorare l’assetto difensivo.

ECCO SZCZESNY – A meno che non abbia ragione Szczesny, che la spiega così: «Siamo una squadra a trazione anteriore, solo che quando perdiamo la palla la difesa è un po’ aperta. Eravamo troppo esposti al contropiede, il pallone girava troppo lentamente. Incassare 3 reti non fa piacere, ma credo che il nostro problema sia mentale. C’è troppa differenza tra la Roma in casa e quella da trasferta: è un discorso di atteggiamento». Per tornare a divertirsi bisognerebbe chiuderlo, questo luna park.

(Gazzetta dello Sport – D. Stoppini)



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