Rassegna stampa
Roma, Al-Baker allo scoperto sfida Friedkin
NOTIZIE CESSIONE AS ROMA FRIEDKIN AL-BAKER – Europa League, stadio e cessione societaria: agosto, appena iniziato, è/sarà il mese della Roma. Apparentemente scollegate, le tre partite portate avanti da Pallotta hanno un unico comune denominatore: la cessione del club. E se l’exploit europeo, oltre ad un trofeo mai conseguito nella sua gestione, regalerebbe un pass last-minute per la Champions (con conseguenti 50-60 milioni dentro le casse di Trigoria), la questione legata a Tor di Valle (per la quale la sindaca Raggi ha annunciato che la delibera sul progetto «a breve sarà in Giunta») è il crocevia per riportare il valore del club alle quotazioni pre-Covid 19.
In poco tempo, infatti, si è passati dai 704 milioni offerti da Friedkin il 28 dicembre ai 575 dei mesi successivi, comprensivi di 85 milioni da destinare all’aumento di capitale del club. Una frenata che ha indotto Pallotta a prendere tempo. Le opzioni alternative delle quali si è parlato in queste ultime settimane (il consorzio sudamericano con testa in Ecuador e portafoglio in Uruguay e il fondo mediorientale con cui mantiene i rapporti Baldissoni) hanno garantito a Jim di poter offrire di più.
L’unico però a fare un passo in avanti è stato un terzo soggetto, Fahad Al-Baker, uomo d’affari del Kuwait, non legato al fondo sovrano. Domenica l’annuncio singolare di aver presentato un’offerta via Twitter, al quale Pallotta ha replicato in modo altrettanto bizzarro, screditandola in partenza («Io non ho ricevuto nulla, è un tweet esilarante. Ma chi è? Non è che hanno sbagliato Pallotta?»).
Ieri il bis, intervenendo in diretta a Atv Kuwait, televisione del Paese sul Golfo Persico: «Nella precedente intervista ho detto che avremmo presentato un’offerta ufficiale per un club italiano. Grazie a Dio, due giorni fa lo abbiamo fatto. È per la Roma e speriamo possa essere accettata. Valore dell’offerta? Vorremmo prima concludere l’affare, poi tutto verrà rivelato poiché il club è una società quotata in Borsa».
Parole che hanno acceso i fari della Consob, alla quale non sarà sfuggito di certo un altro passaggio dell’intervista: «C’è un altro concorrente in corsa (…) ma cercheremo di arrivare fino in fondo, senza replicare pubblicamente a Pallotta. Vogliamo concludere l’affare entro i prossimi 10 giorni, altrimenti faremo i complimenti al nostro concorrente che ha iniziato le negoziazioni ben prima di noi». Senza nominarlo, sembra essere l’identikit di Friedkin. Che a differenza dell’imprenditore kuwaitiano, rimane in silenzio. Mai una parola, un sussurro, una linea guida off record lanciata ai media in questi lunghissimi mesi di trattativa.
Nemmeno una replica quando Pallotta, in stile poco british, lo ha stuzzicato definendo la sua offerta «non accettabile» e mettendo in dubbio la capacità finanziaria del magnate texano: «Se il suo gruppo avesse i soldi e volesse parlare ancora, lo ascolteremmo…». Per molti, negli ambienti finanziari e non, sinonimo di serietà. E concretezza. Friedkin infatti è convinto di essere in pole. Per garanzie, modalità e quantum, la sua offerta – benché non piaccia a Pallotta – resta la più credibile.
E ha quindi adottato la tattica attendista, consapevole di alcune scadenze alle quali il presidente giallorosso deve far fronte: 1) entro il 12 agosto garantire le fideiussioni per l’iscrizione al campionato; 2) nelle prossime settimane la Consob dovrà dare l’ok al prospetto dell’aumento di capitale, da completare entro il 31 dicembre. Mancano 42 milioni. Ai quali ne vanno aggiunti almeno un’altra ventina per le spese correnti, a partire da settembre.
Tempistiche note, non più derogabili che Pallotta vorrebbe fossero ad appannaggio del nuovo proprietario. A meno che Fonseca non gli regali l’Europa League, con tutto ciò che ne consegue a livello di entrate.
(Il Messaggero – S. Carina)
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