Sette nomi, sette rinnovi, sette situazioni da affrontare e risolvere il prima possibile. Sono i sette con cui presto si dovrà confrontare Tiago Pinto, il general manager giallorosso, i sette contratti che ballano da tempo e che per ora sono a tutti gli effetti congelati, scrive La Gazzetta dello Sport.
Già, perché la Roma ha deciso di rinviare ogni discorso alla fine della stagione agonistica, anche per evitare possibili malumori della piazza intorno ad alcuni giocatori che evidentemente non stanno rendendo come ci si aspettava ma che – però – sono ugualmente pronti a bussare a denari, per rinnovi o adeguamenti contrattuali. Fattispecie che a molti tifosi proprio non va giù.
Insomma, pochi oneri e molti onori, cosa che per ora non piace neanche ai Friedkin. Che, appunto, hanno posticipato tutto a giugno. Con una sola eccezione, però, quella di Henrikh Mkhitaryan. Perché l’armeno è l’unico con il contratto in scadenza a giugno e, molto probabilmente, sarà anche il primo ad essere chiamato dalla società per trovare insieme una piattaforma di accordo anche per il futuro.
Per un po’, soprattutto tra novembre e dicembre scorso, le strade di Mkhitaryan e della Roma sembravano destinate a separarsi. Nel 4-2-3-1, come trequartista laterale, l’armeno faticava nei compiti di copertura ed era poi poco lucido nella fase offensiva. Con il passaggio alla difesa a tre, invece, Mkhitaryan è tornato a brillare e ad essere utile come non mai. Tanto che Mourinho l’ha elogiato più volte, anche per la sua duttilità tattica.
Così le sirene che arrivavano dalla Russia (con il Krasnodar e lo Spartak Mosca pronti a ricoprirlo di rubli) si sono pian piano allontanate, per poi spegnersi definitivamente in questi giorni anche a causa del conflitto bellico in Ucraina. Certo, le condizioni fisiche del suo agente – Mino Raiola – non hanno aiutato le operazioni di rinnovo, ma Mourinho è stato chiaro: Micki serve ancora e la Roma presto lo chiamerà per mettersi a tavolino e trovare l’accordo per un altro anno, il quarto in giallorosso.
Poi, non fosse altro per ordine temporale, le scadenze più imminenti sono quelle di Smalling ed El Shaarawy, i cui contratti si concludono tra poco più di un anno. Qui la strada è semplice: o si rinnova o i due rischiano seriamente di finire sul mercato già a giugno. Anche se per entrambi non sono previste offerte clamorose, anzi, complice anche l’età e gli stipendi molto alti. Più facile che la Roma arrivi ad un rinnovo con tutti e due, magari fino al 2024, anche per patrimonializzare il club e tenere due giocatori che comunque Mourinho considera affidabili pure per il futuro.
E poi ci sono quelli che vanno in scadenza nel 2024, tra cui fino a qualche giorno fa era presente anche Mancini. Che, però, ha visto rinnovato il suo contratto fino al 2026, seppur alle stesse condizioni di prima. Ecco perché a giugno ci si siederà anche con lui, per allungarlo fino al 2027 a condizioni diverse (circa 3 milioni a stagione).
«Gianluca è un esempio di quello che vogliamo per la Roma, per atteggiamento e professionalità – ha detto Pinto a La Spezia –. Sa che è il momento per essere concentrati sul campo, ma sa anche che ci parleremo per il nuovo contratto». Anche se, ovviamente, il caso più spinoso è quello legato a Zaniolo, con il giocatore che vuole arrivare a guadagnare 4 milioni di euro, con bonus facili. Ci sarà da lavorarci su, ma la Roma ha voglia di trovare una soluzione condivisa.
È invece tutto fermo sui fronti legati a Cristante e Veretout. I primi colloqui con i rispettivi agenti sono stati interlocutori, siamo lontanissimi in entrambi i casi da una fumata bianca. E forse anche perché la Roma sa che con loro due può fare cassa. E nell’organico attuale non sono molti i giocatori che possono sistemare i conti…
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