(Il Messaggero – U. Trani) «Chi non ci crede, resti a casa o sugli spalti». Di Francesco, dopo aver incassato la manita, si è rivolto subito al suo gruppo: al ritorno vuole una partecipazione diversa dai giocatori. Che ha bocciato per il comportamento nella sfida di Anfield. Ma anche i calciatori sono delusi dal loro allenatore. Non hanno apprezzato il suo discorso a fine partita in cui li ha pubblicamente rimproverati: errori di ogni genere, nelle posizioni e negli atteggiamenti. Tattici e caratteriali. Lo scarico di responsabilità tra l’allenatore e la squadra, insomma, rende inquietante il day after. Perché la Roma, dopo la straordinaria rimonta del 10 aprile contro il Barcellona, finisce improvvisamente sotto processo per la caduta inaspettata in Inghilterra. E nessuno si può chiamare fuori dalla figuraccia di Anfield che, con la pesante sconfitta nella semifinale d’andata, lascia strascichi pericolosi che possono andare a incidere sul campionato. Anche perché, sabato pomeriggio all’Olimpico (ore 18), c’è il Chievo da battere per partecipare alla prossima edizione di Champions. In 4 giorni, considerando la gara di ritorno contro i Reds di mercoledì 2 maggio, c’è in palio il futuro: in Italia e in Europa.
AMMISSIONE DI COLPA «Sono io il primo colpevole di questa sconfitta». L’ammissione di Di Francesco, in diretta tv, è sincera. Sa di aver sbagliato, consegnandosi a Klopp. Il 12° ko stagionale è il più pesante dal 24 novembre del 2015 (6-1 contro il Barça al Camp Nou, nella fase a gironi). Ma è l’improvvisa fragilità dell’assetto che fa discutere anche all’interno del gruppo. «E’ mancata la personalità». Eusebio, rientrando negli spogliatoi, è stato chiaro con i giocatori. Poca convinzione nei contrasti e in assoluto nei duelli. E poca collaborazione, per aiutare il compagno in difficoltà. Ma di sicuro il 3-4-2-1, la mossa da applausi nel ritorno dei quarti contro il Barça, è crollato davanti ai Fab 3 dei Reds: imprendibili Salah, Firmino e Mané che hanno già realizzato 89 reti in quest’annata fantastica. Il sistema di gioco è stato criticato anche da chi lo elogiò 2 settimane fa. In Inghilterra i commentatori hanno ironicamente ringraziato il tecnico giallorosso. Che, incassata la lezione, si prepara alla retromarcia: non sarà replicato il 2 maggio all’Olimpico.
RESA ANNUNCIATA Il Liverpool, dunque, ha saputo approfittare del vantaggio che gli è stato concesso in partenza. La Roma ha funzionato per metà tempo, ma al primo contropiede, quello sprecato da Mané, è uscita dal match. Si è impaurita e di conseguenza consegnata. Klopp ha preparato il suo piano proprio per andare ad attaccare i 3 difensori giallorossi con il suo tridente. Lì ha vinto la partita. Dove l’ha persa Di Francesco. Che si è ritrovato anche in inferiorità numerica a centrocampo, perché Florenzi e Kolarov si sono abbassati troppo. Soli, abbandonati e statici De Rossi e Strootman. Il pressing è finito dopo 20 minuti e la squadra si è allungata. Lì si è capito che quel sistema di gioco, difeso dall’allenatore dopo la partita, non avrebbe resistito al ritmo del Liverpool che gioca solo in verticale e punta sulla velocità.
CONFUSIONE Di Francesco, dopo aver iniziato la ripresa con Schick al posto di Under, è intervenuto sul 4 a 0, passando al 4-3-3. Ma ha incassato subito la rete del momentaneo 5 a 0. Strootman si è avvicinato alla panchina, chiedendo spiegazioni al tecnico. I giocatori, dopo l’ingresso di Gonalons e Perotti, hanno recepito male le indicazioni, sistemandosi con il 4-2-3-1. Ripartendo, invece, con il 4-3-3 e approfittando della sostituzione di Salah, sono arrivate le reti di Dzeko e Perotti che non chiudono ancora il discorso qualificazione. Al ritorno, però, l’allenatore non guarderà in faccia nessuno, a cominciare da Under. Schick sarà titolare come contro il Barça, Gonalons e Pellegrini tentano il ribaltone.
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