Robin Olsen

NOTIZIE AS ROMA – La vulnerabilità, ormai certificata, rende inaffidabile la Roma di questa annata. La colpa non è del singolo o della difesa. O del sistema di gioco, a prescindere da quale sia. La questione è più ampia. L’allenatore cerca la soluzione del problema. A quando pare inutilmente. A vedere le ultime prestazioni, nessun passo avanti. Anzi, sono tornate a galla le solite gaffe. Individuali e, peggio ancora, collettive.

Si persevera nell’errore, come se andasse comunque inserito nel menu di giornata. I numeri, dopo 34 partite (8 senza incassare reti), confermano quanto la mancanza di solidità abbia inciso sul rendimento, soprattutto in campionato: 49 gol subiti (33 in 24 gare di serie A, 7 nelle 2 di Coppa Italia e 9 nelle 7 di Champions, 45 da Olsen e 4 da Mirante).

La media è di 1,4 a match. Rispetto alla passata stagione, l’involuzione è di sicuro preoccupante. Cerchiamo di capire che cosa è successo. In ogni partita la Roma dà l’idea di non essere mai preparata. Non si comporta da squadra, difetta nell’organizzazione e procede con l’improvvisazione. In sintesi: collaudata solo la trazione anteriore.

La seconda fase, quella difensiva, è altrettanto fondamentale, ma è sempre male interpretata. La linea dei quattro giocatori sistemati davanti al portiere non è mai al sicuro, chi si piazza davanti a loro si ritrova in inferiorità numerica per la mancanza di collaborazione di chi gioca sui lati, il pressing sembra più iniziativa personale che di gruppo e la concentrazione è minima e mai duratura.

L’allenatore, dopo la batosta di Firenze, rivisitando le posizioni in campo, ha deciso di abbassare il baricentro della squadra e di limitare l’applicazione del fuorigioco. Clean sheet solo contro il Chievo. E 5 reti prese, niente guardando soprattutto alle chance lasciate agli avversari nelle ultime 2 gare, più in quella con il Bologna che contro il Frosinone. Match giocati senza ritmo e collaborazione. Vinte sui nervi e con le giocate.

Gli aggiustamenti hanno funzionato solo contro il Milan, il Chievo e il Porto, in cui il 4-3-3, con il play basso che lo ha trasformato nel 4-1-4-1, è sembrato almeno ordinato e compatto. Sabato nel derby e, la prossima settimana, a Porto, si riparte da zero o quasi. Aggrappandosi a Manolas. Al singolo, quando la priorità rimane, invece, il comportamento di squadra. E, come sempre, l’equilibrio.

(Il Messaggero – U. Trani)



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