(Il Tempo – E. Menghi) Più vicine, ma mai abbastanza. La Roma cresce, la Juve resta al potere. Come colmare il gap è la domanda che riecheggia a Trigoria ogni anno, la risposta è nel modello bianconero: nel 2010 il club di Torino aveva un giro d’affari di 172 milioni, Agnelli ha raddoppiato il fatturato nel 2016 arrivando a 341 e ha toccato la cifra record di 410 milioni nell’ultimo bilancio, non contando le maxi plusvalenze del valore totale di 140 milioni. Pallotta è partito da ricavi pari a 116 milioni e ne ha contati 175 il giugno scorso, pagando lo scotto dell’eliminazione ai preliminari col Porto, ma il mese prossimo festeggerà il tetto massimo di 240 milioni di euro stimato dal dg Baldissoni a semifinale di Champions raggiunta. La crescita economica della Roma è sotto gli occhi di tutti e va a braccetto con i risultati sportivi, ma la tendenza positiva non cancella il divario con la Juventus: tra i due picchi più alti c’è una differenza di 170 milioni, un abisso. I giallorossi sono sulla strada giusta e per il futuro a breve termine puntano al traguardo di 300 milioni, ma certo i rivali non staranno fermi a guardare. La parabola di Agnelli dimostra che la Roma può farcela, ma c’è uno stadio, da fare. Finché l’impianto di proprietà non sarà realtà, imitare in tutto e per tutto la Juve sarà impossibile: lo Stadium garantisce più del doppio dei ricavi dell’Olimpico, nonostante la media spettatori non sia così differente (39.257 per i bianconeri, 36.581 per i giallorossi). E tutto quello che gli gira intorno, unito alla mole di tifosi-clienti nel mondo che non ha eguali in Italia, produce un effetto domino sul commerciale, dove la distanza si acuisce: 104milioni contro 24. Lo 0 alla voce main sponsor per 5 lunghi anni ha pesato tanto,la svolta Qatar Airways porterà 40 milioni nel prossimo triennio e, col back sponsor in arrivo (Hyundai) e forse un’altra partnership per il kit d’allenamento, a bilancio andranno circa 16,5 milioni di euro a stagione. Non sono i 19 garantiti dalla Jeep (quindi dallo stesso Agnelli) alla Juventus, ma non ci vanno troppo lontani. Questo sarà il primo tassello da aggiungere ai ricavi futuri, con la speranza di fare un percorso europeo simile, se non migliore, rispetto a quello appena concluso che ha permesso alla Roma di incassare 100 milioni, 30 in più della stagione in cui si è fermata ai quarti col Real Madrid. Poi c’è la questione diritti tv da capire, i nuovi criteri di distribuzione favorirebbero le antagoniste della padrona del campionato e non esisterebbero più i 232,8 (tra diritti italiani e Uefa) della Juve contro i 111,6 della Roma, che un buon margine l’ha recuperato con le sue forze facendo meglio dei bianconeri in Champions. Si è presa, infatti, la fetta più grande della seconda parte del market pool rosicchiando 3-4 milioni ai rivali, ma è una conquista che cela un paradosso: è il primo anno che fa meglio della squadra di Allegri nella massima competizione europea, eppure rischia di chiudere il campionato col passivo di punti più ampio degli ultimi 5 anni. Da un lato accorcia, dall’altro allunga. Domani si parte dal -18 in classifica, -4 dell’anno scorso. Con l’obiettivo di limitare il peso della Champions sulla A, Monchi farà il mercato, scontrandosi come spesso accade proprio con la Juve. Segno buono. Il pressing bianconero ha incentivato il diesse ad essere più generoso nel rinnovo di Luca Pellegrini, la nuova contesa è per il costosissimo De Ligt dell’Ajax . La sfida è eterna e domani vivrà un nuovo capitolo in un Olimpico da oltre 50 mila spettatori ma senza il cuore del tifo juventino, in protesta per il caro biglietti. Un modo come un altro per far salire i ricavi e ridurre il fatidico gap.
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