Franco Baldini e la Roma, storia di un amore che ritorna. Anche se solo a metà. La notizia del suo rientro nel club giallorosso sta facendo parlare da ventiquattr’ore tutta la parte romanista della città, il telefono di Baldini fin da venerdì notte è preso d’assalto, lo stesso è successo a Baldissoni e Pallotta: “Ma è vero che torna?”.
IL RUOLO — La risposta è sì, ma con delle precisazioni: da tempo Baldini, che nello scorso settembre ha lasciato il Tottenham, si dedica a consulenze per varie società. Lo ha fatto con il Marsiglia, lo fa e lo farà con la Roma, visto il rapporto di stima e amicizia che lo lega al presidente Pallotta. “Sarò un consulente esterno”, ha confermato, ma non avrà un’esclusiva con nessuno. Almeno per ora. Le consulenze di cui si occupa e si occuperà Baldini riguarderanno sponsor, relazioni internazionali e comunicazione, non è previsto un ruolo attivo sul mercato o sulla vita della squadra e non è previsto un suo ritorno a Trigoria. A Pallotta non dispiacerebbe riaverlo a tutti gli effetti in società, ma per ora Baldini sembra irremovibile e garantisce che non avrà incarichi nell’organigramma del club.
ATTO TERZO — D’altronde, la fine della sua seconda esperienza romanista lo ha provato nel fisico e nello spirito. Si è dimesso a giugno 2013, neanche due anni dopo il suo ritorno. Dietro le quinte lavorava con la Roma americana dall’inizio del 2011, anche se ufficialmente ha rimesso piede a Trigoria solo ad ottobre di quell’anno. A lui si deve la scelta di Sabatini come uomo mercato e di Fenucci (ora al Bologna) come uomo dei conti, è stato lui a scegliere Luis Enrique e Zeman, è lui che voleva fare quella “rivoluzione culturale” manifesto programmatico della proprietà Usa. Non ci è riuscito, due campionati fallimentari, la sconfitta in finale di Coppa Italia contro la Lazio, lo hanno allontanato dalla Roma e dai romanisti, che avevano accolto il suo ritorno da direttore generale come si accoglie l’arrivo di un campione.
RAPPORTI TESI — Nella sua seconda avventura romanista nulla è andato per il verso giusto: dai rapporti di fuoco con Totti (definito “pigro” in un’intervista a Repubblica nell’estate del 2011) a quelli con l’allora braccio destro di Pallotta, Pannes, che lo ha privato di tutti i suoi uomini di fiducia, dal direttore della comunicazione Lo Monaco al preparatore dei portieri Tancredi, fino a quello con i tifosi, che non gli hanno mai perdonato frasi come “magnifico errore” riferite a Luis Enrique e ad altri aspetti della sua gestione.
LA PRIMA VOLTA — È finita male, ma non malissimo nel 2013, tanto che Baldini non si è mai allontanato del tutto dalla Roma (e a maggio è stato immortalato con Spalletti a Firenze), tutt’altro modo di salutarsi rispetto a quanto accadde il 24 marzo 2005 quando presentò le dimissioni a Franco Sensi perché non condivideva il “cambiamento di rotta” deciso dalla figlia Rosella. La società lo liquidò come “consulente di mercato” – e non gli permise di fare la conferenza di addio a Trigoria- nonostante Baldini fosse molto di più: direttore sportivo (sullo scudetto del 2001 c’è anche la sua firma), direttore generale ombra, braccio destro del presidente in Lega e nel club, uomo forte della società anche a livello comunicativo contro i “poteri del Nord”. Fu proprio quell’aspetto a far innamorare i romanisti (“Baldini presidente, questo vuole la romana gente”, lo striscione apparso a Parma quando sembrava che la Roma stesse per essere ceduta a una cordata russa), oggi i tifosi sono cambiati ma lo è anche Baldini. Da una consulenza all’altra, più di 15 anni dopo, l’amore rinascerà?
(Gazzetta.it)
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