AS ROMA NEWS LUDOGORETS EUROPA LEAGUE – La geografia, a volte, mette davanti a delle coincidenze. Se la Roma domenica scorsa contro l’Udinese era apparsa ammalata, sapere che a Razgrad c’è una delle più grandi fabbriche di antibiotici di tutta la Bulgaria lasciava ben sperare. Ebbene, niente guarigione. Come riferisce La Gazzetta dello Sport, la squadra di Mourinho – pur con l’alibi degli assenti – è in crisi involutiva, così da subire la seconda sconfitta di fila, stavolta all’esordio della Europa League contro gli ordinati ma modesti carneadi del Ludogorets, signori di Bulgaria ma nulla più.
Finisce con un 2-1 santificato dalle reti di Cauly, del redivivo Shomurodov e Nonato. E non è servito neppure che i padroni di casa abbiano fatto volare un’aquila prima della partita, in stile Lazio, per risvegliare gli ardori giallorossi, se non nel concitato finale. Certo, per occasioni create la Roma avrebbe meritato di pareggiare e forse su un episodio (Pellegrini) il “rigorino” poteva esserci, ma è stata la gestione della partita a essere modesta, senza quella fame che serve per avere ambizioni. Basti pensare che era dal 2018 che i giallorossi non perdevano all’esordio nelle coppe europee.
In avvio, visto il lungo elenco degli infortunati (Zaniolo, Kumbulla, El Shaarawy, Karsdorp e Abraham), Mourinho usa il vero turnover solo per la fascia sinistra (Zalewski) e il portiere (Svilar all’esordio). Questo aiuta a far sì che i giallorossi, col passare dei minuti, prendano il controllo della mediana, con Pellegrini e Dybala gestori di palloni sulla trequarti, in attesa della ispirazione giusta. Al solito, però, l’arma più pericolosa restano i calci piazzati che poco oltre la metà della prima frazione consentono allo stesso capitano di rendersi molto pericoloso due volte, costringendo all’intervento Padt.
Infilata in questo sandwich di occasioni, al 35’ c’è anche un palo di Mancini, giunto da azione d’angolo. Intanto, se Belotti appare ancora spento, la Joya si sbatte parecchio, cosicché non sorprende che al 38’ Nedyalkov debba immolarsi per respingere di faccia un tiro dell’argentino. Faremmo però un torto al Ludogorets se dimenticassimo come a lungo sappiano nascondere i propri limiti tecnici con una accorta condotta tattica, tant’è vero che nelle ripartenze un paio di volte spaventano Svilar, che al 4’ si salva solo perché l’assist di Despodov per Tektepey è appena troppo lungo. Morale: al netto delle proteste per presunti rigori (due per parte) che neppure il Var materializza, il neo della Roma è quello di avere un giro di palla troppo lento quando i bulgari sono a difesa schierata, mentre sul piano delle verticalizzazioni si resta al minimo sindacale.
La ripresa sembrerebbe cominciare nel modo più giusto, ma Pellegrini sciupa a tu per tu col portiere, mentre Dybala prima impegna il portiere e poi non trova lo specchio. Fino a metà tempo, comunque, la sensazione è che la Roma possa passare in qualsiasi momento. Ma una ripartenza ben condotta da Piotrowski e finalizzata da Cauly fa saltare il banco. È il 27’ ed è il Ludogorets a passare e questo sveglia la Roma, dopo che lo stesso trequartista aveva sfiorato il raddoppio un paio di minuti più tardi.
I giallorossi si scatenano, con dentro la linea verde Bove, Volpato e il risorto Shomurodov, passando al 4-2-3-1. Pellegrini impegna il portiere, Verdon salva sulla linea sul neo entrato Camara, ancora il capitano sfiora il palo di testa, prima di pennellare l’assist per la testa di Shomurodov che significa pareggio. Al 41’, il risultato sembrerebbe scritto, con l’inerzia ancora giallorossa, ma una ripartenza curata dagli innesti Rick e Nonato sanciscono il nuovo sorpasso dei padroni di casa. Il finale è una corrida, con Smalling centravanti e potenziali occasioni da entrambe le parti. L’ultima è della Joya, ma non va dentro. La Roma ammalata non ha neppure il brodino del pari. Urge il dottor Mou per guarirla.
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