AS ROMA NEWS EUROPA LEAGUE HELSINKI BELOTTI – Il Gallo ha cantato alle 22.26. Chicchirichì e pallone dentro al sacco, per il 3-0 a porta vuota che ha fatto scorrere i titoli di coda su Roma-Helsinki. È stata più una buonanotte che un buongiorno, ma Belotti è fatto così: lotta finché il corpo regge, utilizzando ogni goccia di sudore. Anche le ultime rimaste.
Come riferisce il Corriere dello Sport, dopo due mezzi match (Udinese e Ludogorets) e due spezzoni da 10 minuti ciascuno (Monza ed Empoli) vissuti con la voglia di incidere ma con poche occasioni per farlo, Andrea ha mostrato finalmente la cresta al suo nuovo pubblico. Non è stato un gol bellissimo e neppure decisivo il suo, visto che il risultato era già al sicuro, ma nel cuore dei tifosi conta eccome. Loro in Belotti hanno sempre creduto, consacrandolo a idolo ancor prima di vederlo esprimersi con la maglia giallorossa. Un premio a un ragazzo che ha voluto fortemente questi colori, chiudendo tante porte per aprire quella che poteva portarlo da José Mourinho e dagli amici Dybala e Pellegrini.
“È stata un’emozione bellissima segnare sotto la Curva dei nostri tifosi – ha dichiarato a fine gara il centravanti – Quanto è bello da 1 a 10? Direi 100! Sono contento per il gol e per la vittoria, ma dobbiamo continuare a fare meglio. La gente che urla il mio nome è qualcosa di magico”.
Sensazioni che Belotti ha provato anche la sera della sua presentazione, quando al primo pallone toccato ha rischiato di far venire giù lo stadio sbagliando un tiro a pochi passi dal portiere. “Uno che alleno da due settimane quel gol lo fa» dichiarò Mourinho. Detto, fatto: dopo 16 giorni, il 28enne si è sbloccato. Il rodaggio, prima della gioia, è proseguito anche nel primo tempo di Roma-Helsinki con un colpo di testa in tuffo che ha mandato il pallone di poco fuori. Il Gallo ha ringraziato i compagni: «Quando giochi con Dybala, Zaniolo e Pellegrini è tutto più facile…”.
E non si è detto preoccupato dalla concorrenza: “Sono a disposizione della squadra e di Mourinho. La presenza di grandi attaccanti come Abraham e Shomurodov mi sprona a fare di più e per me questo gol è solo un punto di partenza. Io ho cercato di mettermi subito al lavoro per trovare l’affinità giusta coi compagni”.
Eppure, giusto per farlo sentire come gli altri (la storia di Abraham insegna), ieri sera il tecnico portoghese gli ha tirato le orecchie: “Gli attaccanti devono essere cattivi, sprechiamo troppo. Anche Belotti sembra che abbia già questa ‘malattia’ perché ha fatto 4/5 giocate di tacco che non sono nel suo repertorio. Lui deve segnare in tutti modi, deve metterla dentro”.
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