Emerson Palmieri

(Gazzetta dello Sport – A. Pugliese) «I belong to Jesus». Chissà quante volte lo avrà pensato in questi sei mesi e oltre di fatica, sudore e sofferenza, lui che crede profondamente in Gesù e trova nella fede (evangelica) una delle sue chiavi di vita. E chissà quante altre volte avrà pensato proprio a questo momento, a quello che vivrà questo pomeriggio, quando tornerà finalmente a giocare una partita dal via, contro il Torino. Già, perché se quei 15 minuti finali (più recupero) di Roma-Spal gli hanno restituito l’anima, oggi Emerson ritroverà anche il cuore. Quello che ci ha sempre messo in ogni occasione, fino a quel maledetto 28 maggio scorso in cui il legamento crociato anteriore del ginocchio sinistro ha fatto crac. Quello stesso cuore che ha messo anche quando tutto sembrava andar male e qualcuno pensava non potesse affacciarsi mai al grande calcio. O quando, per esempio, ha deciso di scegliere quella nazionale italiana (in virtù del suo antenato Alfonso Palmieri, nativo di Rossano) dove sarebbe sbarcato se non si fosse fatto male. Da oggi quel filo viene riannodato e per Emerson parte una nuova storia. Forse, per alcuni versi, anche più bella di prima.

VERSATILITÀ – Di Francesco ha deciso da tempo, oggi sarà proprio lui il titolare della fascia sinistra. Kolarov è stato lasciato a riposo precauzionale in vista della sfida di sabato con la Juventus ed Emerson potrà riappropriarsi del suo posto da titolare. Non si fosse fatto male, Kolarov non sarebbe mai arrivato alla Roma. Ora che c’è, però, Emerson cerca di ripartire con la stessa forza di prima. Del resto, la stagione è lunga e anche il terzino serbo (finora tra i migliori della Roma) ha bisogno di riposare. Senza considerare, poi, che Emerson può giocare anche a destra e che, quindi, quando avrà ritrovato forma e ritmo potrà risultare utile anche da quella parte del campo. «Del resto in quella posizione ha già giocato in passato, mi ricordo una sua ottima partita contro il Milan», ha detto recentemente il d.s. spagnolo Monchi. A questo forse penserà Di Francesco più avanti, per ora conta solo che Emerson torni Emerson il prima possibile.

TRA FAMIGLIA E MERCATO – Del resto, poi, le tappe fondamentali sono state tante. Il supporto della fidanzata, Isadora, e quello di mamma Eliana, venuta appositamente dal Brasile per stargli vicino nei primi mesi di stop. Ma anche quello di papà Reginaldo, che gli è stato vicino nei primi passi della riabilitazione, svolti in Brasile con i fisioterapisti del Santos (squadra dove è cresciuto e dove fino a 14 anni giocava a futsal). Adesso, però, tutto è alle spalle e anche le big europee sono lì, pronte a rimettere gli occhi addosso ad uno dei terzini sinistri più interessanti d’Europa. Prima dell’infortunio la Roma rifiutò un’offerta del Liverpool di 20 milioni, valutandolo dai 30 in su. Chiaro, però, cheEmerson sia uno dei pezzi pregiati per il mercato di giugno, anche in virtù del fatto che è costato appena 2 milioni. Alla Juventus piace da morire e Paratici ha avuto giù modo di parlarne con chi di dovere. Difficile, però, forse anche difficilissimo che l’affare si possa concretizzare a gennaio, anche perché la Roma non ha intenzione di vendere ora un proprio giocatore ad una concorrente diretta. Molto più semplice, invece, che ci si metta eventualmente a tavolino a giugno. Con la Juve o con qualcun altro, soprattutto poi se Kolarov continuerà ad avere questo rendimento qui. Per ora, però, basta che Emerson sia tornato davvero. Il resto si vedrà.



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