Per ora si può vincere anche così, con un colpo di biliardo su punizione che sarà l’unico tiro in porta di tutta una partita giocata non per scelta con il baricentro bassissimo: cose non da Roma, non da Di Francesco. Ma ad agosto va anche così, sei ancora costretto a pensare «Come eravamo?» e soprattutto a chiederti «Come saremo?». La Roma è ancora in costruzione e da completare. Ha provato a mettere in difficoltà l’Atalanta dove le era più facile, in mezzo, con una partita solida ed esperta più che dominante, anche se il decollo dell’azione è ancora ingolfato: tanto più se affidato, con De Rossi schiacciato o schermato, ai piedi di Manolas che sbaglia troppo in uscita. Anche per questo la produzione offensiva non è stata all’altezza, con Dzeko più generoso che mobile, e servito malino. In compenso la complessiva solidità difensiva, dopo un precampionato da due gol subìti a partita, è parsa una novità incoraggiante. A Di Francesco servono tempo e pazienza, ma intanto tenere aperta una striscia da 8 vittorie in trasferta è ossigeno per lavorare sull’apprendimento della sua filosofia: la difesa a volte non è ancora abbastanza alta, e il pressing collettivo pure; il palleggio per preparare i movimenti a tagliare dentro delle punte esterne ancora imperfetto, come l’alternanza con gli inserimenti degli interni; il gioco verticale un karma ancora troppo leggero. Al contrario delle gambe negli ultimi 15’.

(Gazzetta dello Sport)



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