AS ROMA NEWS ARBITRI MOURINHO – Lo sfogo è andato a segno. Puntuale, chirurgico, deflagrante. Quando parla Mourinho non lo fa mai a caso. Tempo di rimettersi in carreggiata, inanellare 12 risultati utili consecutivi in campionato (7 vittorie e 5 pari), tornare in scia della Juventus nella corsa al quarto posto e subire un nuovo torto arbitrale, scrive Il Messaggero.
In un attimo, il low profile tenuto in queste ultime settimane è scomparso. José è andato diretto, come un treno in corsa, senza girarci troppo intorno. E come al solito ha fatto centro, tanto che la Procura federale stavolta valuta se deferirlo per dichiarazioni lesive. Perché il j’accuse contro Di Bello (che aveva già stuzzicato nel match di Coppa Italia: «Il giallo lo può mettere a curriculum»), se da un lato ha trovato il pieno appoggio (silente) del club, dall’altro ha visto il consenso entusiasta di un intero popolo.
C’è poco da fare: il portoghese, come nessun altro, sa toccare le corde giuste. Quelle che lo rendono più Special agli occhi dei tifosi di quanto non dica già la sua incredibile carriera. E cosa c’è di più immediato, se non trasformare il famoso rumore dei nemici’ in una crociata contro il mondo arbitrale?
Anche perché andando a fare il conteggio degli episodi contestati in stagione, il numero è effettivamente elevato. E probabilmente decisivo ai fini della qualificazione in Champions. Sono almeno 10 le partite sulle quali Mourinho ha avuto da ridire qualcosa. Un’ammonizione galeotta, un’espulsione, un rigore non dato, un altro concesso in modo a dir poco generoso, un altro da ripetere: ce n’è per tutti i gusti.
Ma soprattutto per tutti gli arbitri (Rapuano, Guida, Orsato, Maresca, Aureliano, Chiffi, Massa, Abisso, Di Bello) e gli addetti al Var (Chiffi, Irrati, De Meo, Fabbri, Aureliano con Nasca e Di Paolo autori di una doppietta all’insegna delle polemiche). Lo sfogo di lunedì è solo l’ultimo atto di un conto aperto il 23 settembre scorso, contro l’Udinese, quando il doppio giallo («Il secondo è ridicolo», la sentenza) a Pellegrini, preclude al Capitano di giocare il derby.
Proprio contro la Lazio le nuove accuse: per il tecnico l’azione del 2-0 biancoceleste nasce da un rigore non concesso su Zaniolo e manca una seconda ammonizione a Leiva. Si arriva così al 17 ottobre, il match contro la Juventus. Qui sono addirittura tre gli episodi contestati. Si parte dall’1-0 bianconero viziato in avvio da un tocco con la mano di Cuadrado sino ad arrivare al fatto clou: Abraham segna l’1-0 ma Orsato non concede il vantaggio assegnando il rigore (poi sbagliato) da Veretout (tra l’altro da ripetere).
Nel post-partita Mourinho si morde la lingua ma esplode qualche giorno dopo in occasione Roma-Milan persa 2-1, quando ai giallorossi non viene assegnato un clamoroso rigore per fallo di Kjaer su Pellegrini mentre invece è sanzionato un contatto Ibanez-Ibrahimovic con il brasiliano che tocca prima il pallone: «Ho paura a parlare ma fa male vedere che non c’è rispetto per il romanismo».
Ormai il vaso è rotto. Mou non si ferma più. Sia contro il Bologna che a Venezia non fa prigionieri. Esce allo scoperto per il trattamento riservato a Zaniolo («Gli consiglio di cambiare campionato»), per il giallo a Abraham che gli fa saltare la sfida con l’Inter per poi evitare di parlare dopo quanto accaduto in laguna, quando il gol del pareggio veneto è viziato da un fallo su Ibanez.
Anno nuovo, solite invettive. A farne le spese, anche nel girone di ritorno, sono Chiffi e Massa, arbitri dei match contro Milan e Juventus. Il copione è il solito: rigori dati contro e non concessi. Cambiano soltanto gli interpreti (Abraham e De Ligt) e con loro le decisioni (a sfavore).
Le famose manette interiste sono sostituite un mese dopo dal gesto del telefono verso Pairetto in Roma-Verona. Lunedì invece non è servita nessuna telefonata. Di Bello ha conosciuto il Mou pensiero prima in campo e poi nel post-gara. E con 5 partite alla fine del campionato, la sensazione è che non sia finita qui. Anche se il traguardo-Champions, con qualche errore in meno, poteva essere certamente più vicino.
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