(Gazzetta dello Sport – M. Cecchini) Sul podio, come ci si aspettava, ma facendo più fatica del previsto. Con la testa indirizzata ormai alla semifinale di Champions contro il Liverpool, la Roma batte un Genoa poco arrendevole, riprendendosi il terzo posto in classifica. Tutto questo, al termine di un match conclusosi sul 2-1 e santificato dalle reti di Under e Lapadula, inframezzato dal decisivo autogol dell’ex Zukanovic.

Entrambe le squadre si presentano profondamente cambiate rispetto all’ultimo turno di campionato. I giallorossi hanno ben sei volti nuovi tra i titolari, mentre i rossoblù cinque. Logico che il valore della rosa di Di Francesco, però, sia superiore, così da assicurare ai padroni di casa il predominio netto della prima frazione. Pur non brillando per iniziativa, di sicuro l’attacco della Roma è più pericoloso, con Perin che deve intervenire al 14’ e al 25’ su conclusioni di Ünder e Dzeko. In mezzo, il meritato vantaggio, nato da una velenosa punizione di Kolarov su cui è bravissimo Ünder a intervenire sotto misura.

L’inizio della ripresa sembrerebbe chiudere in anticipo il match perché, dopo una buona uscita di Perin su Dzeko, al 7’ il portiere viene tradito da Zukanovic, che manda nella propria porta di testa un bell’angolo battuto dal solito Kolarov. Parrebbe finita, con Ballardini che sostituisce Hiljemark (per risparmiarlo) con Medeiros per dare vita a un 3-4-2-1 di semplice speranza. A dargliela però, a sorpresa, è Gerson a cui Pandev scippa la palla per servire in profondità Lapadula, bravo a battere Alisson nell’uno contro uno.

Con i rossoblù proiettati in attacco, la Roma ha diverse opportunità. Molte le sciupa, ma anche Perin si dimostra bravo a dire due volte di no a Florenzi (39’ e 47’), per poi – sulla seconda chance – trovarsi a ringraziare El Yamiq (all’esordio in Serie A) che salva sul facile tap in a porta vuota di Dzeko. Poi, nelle praterie che si aprono, lo stesso bosniaco e Schick non riescono a concludere un due contro uno che sembra elementare. Conclusione: vince la Roma e, per il volume di gioco espresso, con chiaro merito, anche se – in presenza di un Genoa virtualmente salvo e perciò abbastanza sperimentale – ha dimostrato come diverse seconde linee non abbiano il passo dei titolari.



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