Tammy Abraham

AS ROMA NEWS DERBYC’è solo la Roma all’Olimpico. Non è il solito slogan. È andata proprio così. La Lazio è come se non si fosse presentata. Il derby, insomma, è stato a senso unico e più di quanto si possa immaginare. Va rivisto per rendersene conto, per capire che cosa è successo in campo e a prescindere dal 3-0 che premia i giallorossi fino a un certo punto, scrive Il Messaggero.

A contare le occasioni da rete, hanno addirittura raccolto poco. Avrebbero potuto esagerare e invece non hanno infierito sull’avversario al tappeto. Autentica mattanza nel primo tempo, lucido controllo nella ripresa. Sarri, dopo il successo discusso dell’andata, si è dovuto inchinare a Mourinho che al ritorno lo ha anche sorpassato in classifica. Ora è a più 2.

La partita l’ha vinta proprio Josè, strategicamente perfetto. L’ha studiata e l’ha conquistata di forza. E con qualità. Fisico e tecnica, dunque, per allungare la striscia positiva in campionato: 10 risultati utili. Maurizio, incredibile ma vero, è stato spettatore, senza essere capace di entrare in scena. Nessuna sua mossa ha avuto effetto. Il ko è nel suo copione. I biancocelesti lo hanno stracciato. Si sono arresi senza giocare e chissà se sapremo mai perché.

Lo Special One, senza aver avuto bisogno di Zaniolo che ha vissuto la sfida in panchina, ha incoronato Abraham, il suo testimonial. Con 2 gol (sono 23 stagionali) il centravanti ha steso in 22 minuti i biancocelesti, colpendo subito, dopo 56 secondi (il gol più veloce di sempre nella storia del derby), e dimostrando che non serve sempre aspettare l’ultimo respiro per prendersi il match. Pellegrini su punizione ha chiuso la sfida già prima dell’intervallo.

Immobile è stato l’unico a restare in piedi, evitando almeno di crollare come hanno fatto i suoi compagni. Senza però mai affondare il colpo da capocannoniere. Mai saliti sul palcoscenico Milinkovic Savic e Luis Alberto. Comparse. Domenica libera per loro. Agonismo zero, fuori dal ring. E fino all’ultimo secondo del quarto minuto di recupero. L’applauso in partenza va, come sempre, alle coreografie delle due curve.

Il divertimento, invece, no. È solo per la Sud e per i 38 mila cuori giallorossi (su 52 mila presenti allo stadio). Mourinho li ha dovuti zittire quando hanno accompagnato il torello di fine primo tempo con gli olè. Priorità al rispetto dell’avversario. Ma del resto il derby lo gioca in esclusiva la Roma, ora con l’Atalanta dietro le quattro big e in zona Europa League. La Lazio assiste muta all’esibizione. Josè ha individuato il punto debole dei biancocelesti. Su quello ha lavorato. Ha voluto depotenziare la Lazio. Silenziarla. Lasciandole l’iniziativa (la superiorità nel possesso palla toccherà il 66 per cento), ma disturbandola e infastidendola.

Così ha scelto la sua squadra, gli interpreti per andare a dama. Un attaccante in meno, fuori Zaniolo, è un centrocampista in più, Oliveira, per sistemare la rete in cui spingere i rivali. Da bloccare ogni idea di gioco e tocco di classe. Subito, al fischio d’inizio. Il 3-4-2-1 con il doppio trequartista, dietro ad Abraham ecco Mkhitaryan e Pellegrini, è cucito addosso al 4-3-3 di Sarri. Soprattutto agli interpreti della Lazio. Via a uomo, cominciando dal play di Maurizio: Mkhitaryan è su Leiva. E lo annienta.

Dietro di lui, sempre con la marcatura personalizzata, Oliveira su Luis Alberto e Cristante su Milinkovic Savic. L’uno contro uno con Immobile spetta a Smalling. Sulle fasce Karsdorp contro Pedro e Zalewski per Felipe Anderson. Mancini e Ibanez fanno le sentinelle rispettivamente a destra e sinistra. Devono coprire gli esterni che ripartono contro Marusic e Hysaj. Abraham ha il doppio lavoro. Fa a spallate con Luiz Felipe e Acerbi. Ne approfitta Pellegrini, l’unico ad avere libertà. Il capitano si allarga e arretra per partecipare e incidere.

Non cambia Mourinho nemmeno alla metà del primo tempo, e già sul 2-0, quando il collega inverte le sue ali. Pedro a destra e Felipe Anderson (ad inizio ripresa riprenderanno le loro posizioni di partenza). La trappola funziona e quindi resta quella. I biancocelesti, a cominciare dai più quotati, ci cascano. Lenti più che impauriti, sorpresi più che impacciati. I duelli sono senza storia. Il gol di Abraham dopo 54 secondi e dopo la traversa di Pellegrini su corner permette agli scudieri dello Special One di sistemarsi proprio come devono e di preparare il pomeriggio della riabilitazione. Difendendo in cinque e ripartendo in gruppo.

All’intervallo la differenza, soprattutto nelle reti e nelle chance, è spaventosa. Doppietta di Abraham e carezza di Pellegrini su punizione. Più occasione sprecata da Zalewski sul 2-0 davanti a Strakosha e traversa di Mkhitaryan, con deviazione di Acerbi e del portiere, sul 3-0. Rui Patricio deve invece bloccare solo un tiro morbido di Luis Alberto. E nel finale poi un colpo di testa di Immobile.

Il derby del numero uno finisce qui. La Lazio della ripresa è come quella del primo tempo. Rimane spenta. E sorprende che non abbia avuto alcuna reazione. La chance più evidente è ancora della Roma e di Abraham. Quella buttata in curva dal centravanti dopo il lancione di Cristante. Sarri interviene a salve con Lazzari, Cataldi e Romero. Mourinho risponde con Viña, Veretout e Bove. Sostituzioni su misura per la standing ovation da dedicare a Zalewski, Oliveira e Pellegrini.



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