Rassegna stampa
Roma, comanda Zaniolo: il futuro è il presente
NOTIZIE AS ROMA ZANIOLO – Le ali aperte, anche se il gol è il 6° della Roma a Ferrara e la partita si chiude lì. Ma il volo di Zaniolo riprende come se niente fosse accaduto negli ultimi giorni. Fisicamente Nicolò ha la forza, e anche il merito, per coprire quanto di pericoloso è venuto a galla alla conclusione della partita con il Verona all’Olimpico. Bisogna dargliene atto e probabilmente ringraziarlo.
La rete alla Spal è la conferma di quanto grande e, unico nel gruppo giallorosso, sia il suo talento. Seppellito in fretta l’urlo plateale di Mancini per la mancata rincorsa alla fine della partita vinta con il Verona. E archiviato il rimprovero esagerato di Fonseca che ha difeso il difensore e sculacciato il trequartista. E dimenticata la mancata convocazione contro l’Inter che oggi più di ieri ha il retrogusto assurdo della punizione. Quel gol, il 6° in questo campionato e già il 2° dopo l’operazione al ginocchio, lo riporta in quota. Sopra qualsiasi veleno e dispetto. Ed è la sintesi del suo repertorio: potenza, armonia e tecnica.
La gelosia, ancora di più da quando Fedez gli cura l’immagine, può aver creato il distacco del gruppo. Tant’è vero che poi, con il solito impatto mediatico, si sottolinea l’abbraccio in campo con Mancini, la pacca a fine partita con Fonseca e quello schiaffetto di Kolarov. Niente di eccessivamente caloroso. Ma da registrare. E la foto tra i litiganti, petto in fuori nello spogliatoio. Zaniolo, in campo, ripete l’esultanza di Brescia che fece arrabbiare Torregrossa e Dessena.
Allarga le braccia come fa Ibra che, con il suo smisurato ego, si sente Dio. Nicolò lo imita. Senza alcun paragone irriverente, però. Prendiamolo come Totem di questa Roma che è finita, avendo perso a lungo il suo ventunenne di grido, fuori dalla zona Champions. Festeggia, però, in solitudine. Giusto Villar va a congratularsi. Con la sua ragazza Sara ha lasciato subito la Capitale per spostarsi a La Spezia dalla famiglia: da mamma Francesca e da papà Igor. Che da ex calciatore minimizza: cose di campo, ne accadranno altre.
La Roma non ha intenzione di venderlo, si è sbilanciato anche Fonseca che non vuole passare per quello che ha accompagnato Zaniolo alla porta come fece Spalletti con Totti (anche se per l’ex capitano fu l’addio al calcio). Fienga incontrerà il manager Vigorelli per adeguare lo stipendio. Il contratto scade nel 2024, la parte fissa è da 1,6 milioni più bonus: di 3 step ne ha già raggiunti 2 che gli permettono di guadagnare 2,2 milioni che sarà la base dell’anno prossimo.
Il nuovo accordo sarà di 3 milioni più premi. Intanto continua il rodaggio per l’Europa League. Nelle ultime 6 partite è stato fuori solo con l’Inter. Contro il Napoli, il Brescia e il Verona ha sempre giocato 24 minuti. E contro il Parma è entrato nel recupero. Contro la Spal il top: 34 minuti. Adesso punta a essere titolare domenica contro la Fiorentina, guardando alla sfida di Duisburg, il 6 agosto contro il Siviglia. In coppa mancherà Veretout, Pellegrini si può abbassare a centrocampo e Nicolò partire dall’inizio.
(Il Messaggero)
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