Il Tempo inizia oggi la pubblicazione e l’analisi del progetto definitivo per la realizzazione dello stadio della Roma a Tor di Valle. L’analisi prende le mosse dai tempi, che è la domanda che tutti i tifosi rivolgono: quando sarà realizzato lo stadio? Accantonata l’incognita nuovo sindaco, la tempistica ipotizzata dalla società la giallorossa e dai suoi 42 partner nel progetto è chiara: per la stagione 2019-2020 la Roma conta di giocare non più all’Olimpico ma a Tor di Valle. E questo, anche in vista dell’assegnazione dei Giochi del 2024 può essere anche un ulteriore tassello da inserire nel dossier olimpico. Anche perché, secondo le date indicate nel cronoprogramma dalla società giallorossa, a fine dicembre 2022 tutto l’intero complesso, incluse le tre torri e palazzi e piazze annesse, sarà terminato, dando così un nuovo e riqualificato volto a un’area, quella di Tor di Valle, che oggi versa in un drammatico abbandono, fra topi, degrado, prostituzione, terreni trasformati in discarica. E, non a caso, a inizio maggio, prima ancora di portare le carte in Comune, la parte del progetto relativa all’impianto sportivo vero e proprio venne consegnata prima al Coni per una valutazione. Con grande e pubblica soddisfazione espressa dal presidente Giovanni Malagò.
Lo scorso 30 maggio la Roma spedì Baldissoni e Zanzi in Campidoglio e in Regione a depositare due copie identiche del progetto definitivo dello stadio. Sembrano passati secoli ma era solo pochi mesi fa quando la Roma di James Pallotta ha avviato le procedure per realizzare il suo stadio. Nell’estate 2014 la conferenza dei servizi preliminare, poi il lungo dibattito in Consiglio comunale terminato con la Delibera di Pubblico Interesse, votata a maggioranza il 22 dicembre 2014. Poi, la presentazione alla stampa e alla città, in pompa magna, del (lo pseudo) progetto definitivo del giugno 2015, che pochi giorni dopo venne rigettato dal Comune e dalla Regione per carenza di documentazione. Da quel momento , una ridda di voci, sussurri e spifferi. E tanto silenzio. Intervallato dall’avvicendamento alla guida del progetto fra Mark Pannes, uscito a dicembre, e David Ginsberg il cui subentro ha fatto segnare una grande spinta verso la conclusione del lavoro progettuale.
In mezzo, le dimissioni di uno dei grandi sponsor dello stadio, Ignazio Marino, la nomina di Tronca a commissario straordinario che, fra nove giorni, lascerà il posto alla nuova Amministrazione che verrà indicata dai romani con il ballottaggio. Il “nuovo” progetto definitivo è composto da una mole immensa di documenti, se non altro, a testimoniare l’importanza e l’impatto in termini economici e occupazionali – sono in ballo, secondo quanto scritto nel progetto, “1500-2000 maestranze del settore edile mentre, a regime, l’impiego nei diversi comparti arriverà a oltre 4000 unità, in aggiunta agli oltre 15000 addetti del business park” dell’opera.
Ora, rimangono gli ultimi passaggi: il Campidoglio deve terminare l’esame preliminare delle carte per verificarne la rispondenza alle norme nazionali e ai dettami della delibera di pubblico interesse. Una volta determinato questo passaggio – che la Roma prevede entro il 29 giugno – la palla passa in Regione: convocazione della Conferenza di Servizi decisoria per esaminare le soluzioni progettuali ipotizzate, 180 giorni per poter dare via al più grande cantiere privato degli ultimi decenni.
(Il Tempo – F. M. Magliaro)
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