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Rassegna stampa

Roma, contano solo i tre punti

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(Il Messaggero – U. Trani) C’è, per chi se lo fosse dimenticato, anche la partita, ore 20,45 all’Olimpico. Il 3° match in 8 giorni resta la priorità della Roma che, 3 punti nelle ultime 5 gare, ha rallentato in classifica, scivolando al 5° posto, a 2 punti dal 4° e addirittura a 5 dal 3°, e mettendo a rischio la partecipazione alla prossima Champions. Di scudetto, ovviamente, a Trigoria non parla più nessuno: i giallorossi sono usciti di scena tra la fine del 2017 e l’inizio del 2018. L’obiettivo principale, insomma, è ritrovare la vittoria stasera contro la Sampdoria, affrontata già 4 notti fa a Marassi, per interrompere il digiuno che dura dal 16 dicembre: 42 giorni fa il successo casalingo, di misura e nel recupero, contro il Cagliari. Ma c’è pure il resto. Che non è poco, perché siamo solo a metà della stagione. Di Francesco, imboccando la stessa strada che ha poi portato all’addio gli altri colleghi scelti dalla proprietà Usa, si è dissociato dal progetto del club di Pallotta. Solo Luis Enrique, dal 2011 a oggi, non lo fece: Zeman, Garcia e Spalletti, chi prima e chi dopo, hanno lavato i panni sporchi in pubblico e, chi in corsa e chi a fine campionato, hanno di conseguenza interrotto il rapporto. Non si sa se anche l’attuale tecnico lascerà prima o dopo la giornata numero 38. La sua presa di posizione in pubblico, però, è stata netta e circostanziata. Solo ultimamente ha scoperto che, durante il mercato di gennaio, Monchi avrebbe provato a cedere un titolare come Dzeko. L’effetto sorpresa ha spiazzato Eusebio proprio come la gente. Di qui lo smarcamento. Magari lento, sicuramente ponderato.

SITUAZIONE GROTTESCA – Esiste solo una versione su quanto è successo negli ultimi giorni a Trigoria. Non ne vanno cercate altre, per concedere alibi a chiunque abbia voluto o ideato questa strategia che, adesso anche a Di Francesco, risulta inconcepibile: scomporre la rosa, indebolendola ulteriormente, nel pieno della corsa Champions. Così l’allenatore, più che mettere le mani avanti, ha voluto fare chiarezza. Anche per rispetto nei confronti della tifoseria che non ha mai abbandonato lui e i calciatori. Nemmeno dopo gli ultimi risultati negativi. Eusebio non ha certo alzato bandiera bianca, abbandonando in anticipo la panchina. Ha, comunque, rivelato quale è stato il discorso che gli hanno fatto i dirigenti, il ds prima degli altri: questa è la Roma, prendere o lasciare. Magari ha sperato che l’input di Pallotta fosse meno drastico. La proprietà, del resto, ha sempre fatto le plusvalenze in estate, mai durante la stagione (a parte Gervinho che chiese di essere ceduto a gennaio). Emerson, titolare con Spalletti e adesso alternativa di Kolarov, è ancora qui, ma è stato già ceduto al Chelsea. La stessa destinazione è stata fissata per Dzeko che, però, non l’ha finora accettata, rimanendo in bilico tra lo stadio Olimpico e l’aeroporto di Fiumicino. Il presidente lo spinge a Londra, a differenza del tecnico che vuole farlo giocare, come mercoledì, contro la Sampdoria. Se lo tiene stretto perché sa che, andando via, non arriverebbe un centravanti come lui. Fa niente che in campionato e Champions, le competizioni in cui i giallorossi sono impegnati, Schick, Defrel e Under hanno fin qui fatto cilecca.

MIRINO GIÀ PUNTATO – Il finale sembra scritto per Di Francesco: nessuno, a maggio, ricorderà il mercato incompleto in estate, con Monchi che non gli ha acquistato il sostituto di Salah, e nemmeno l’imminente ridimensionamento di gennaio. Peseranno gli ultimi risultati e le ultime esternazioni. Eusebio si è preso le sue colpe. Anche per quanto è successo dopo la sosta invernale: alla ripresa del lavoro, sono saltati i muscoli a mezza squadra. Ha, però, chiamato in causa pure i giocatori: qualcuno è tornato dalle vacanze senza avere fatto i compiti a casa. Non ha, dunque, potuto fare il turnover. Che parzialmente vorrebbe riproporre stasera. Con Jesus in difesa al posto di Fazio e soprattutto con Schick ed El Shaarawy (lui, De Rossi e Perotti sono tornati a disposizione) a sostenere Dzeko. L’attacco è l’8° del torneo: bisogna ritrovare la mira. Dubbio per il terzino destro: Peres è in ballottaggio con Florenzi.



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