(Corriere della Sera – L. Valdiserri) In un momento di grande lazialità (la conquista della Supercoppa italiana contro la Juve e il trionfo in campionato contro il Milan) la Roma debutta in Champions League contro l’Atletico Madrid di Diego Simeone. Uno dei peggiori avversari possibili per tre motivi: 1) l’esperienza europea che, nelle ultime quattro stagioni, ha portato i colchoneros due volte in finale, una volta in semifinale e una volta nei quarti di Champions; 2) l’organizzazione della squadra, che da sempre predilige la difesa e il contropiede al pensiero (quasi) unico del tiki taka nel calcio spagnolo; 3) la lazialità, appunto, del Cholo Simeone che fece parte del club costruito da Sergio Cragnotti con una gestione molto spericolata (eufemismo) della finanza applicata al calcio.
L’Atletico, proprio come la Roma, è una squadra abituata a vendere e comprare molto. In quest’ultima sessione di mercato non ha potuto intervenire per il blocco inflitto dalla Fifa per irregolarità riscontrate nel tesseramento di calciatori minorenni, ma nel recente passato — per limitarsi ai centravanti — sono passati Falcao, Diego Costa, David Villa, Mandzukic, Aguero. L’unico incedibile è proprio il Cholo, che è arrivato sulla panchina nel dicembre 2011, ha vinto Liga, Europa League, Supercoppa Europea, Coppa del Re e Supercoppa spagnola, prolungando di recente il suo contratto fino al 2020. Nei sei anni di presidenza americana, invece, la Roma ha cambiato sei allenatori: Luis Enrique, Zeman, Andreazzoli, Garcia, Spalletti e Di Francesco.
Simeone pensa solo al presente: «Rispetto la Roma: noi, loro e il Chelsea abbiamo le stesse possibilità. Ricordo con piacere i miei trascorsi alla Lazio, ma ora penso solo all’Atletico. Nell’ultima partita di Liga ho parlato con i tifosi e ho detto che credo nel futuro del club: abbiamo calciatori giovani e con esperienza, possiamo crescere con il mercato di gennaio e grazie a uno stadio nuovo: tutte cose che mi hanno convinto a restare». Il nuovo stadio è il grande cruccio del presidente Pallotta, che stasera sarà all’Olimpico (previsti circa 35mila spettatori, pochissimi). Di Francesco, esordiente, non avrà l’aiuto in più dello stadio pieno, ma questa è la realtà: «Innanzitutto vorrei vedere una squadra determinata, con la voglia di arrivare al risultato, come quella che avremo davanti. Sarà una battaglia di quelle vere vere. Dobbiamo partire con il piede giusto: è la prima ma può essere già determinante». Ballottaggio tra Bruno Peres e Florenzi, attacco con Defrel, Dzeko e Perotti.
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