Tammy Abraham

ULTIME NOTIZIE AS ROMA GENOA ABRAHAM – Ci sono centravanti che arrivano e ti cambiano subito il volto alla squadra ed altri che ci mettono un po’ a sfondare ed a confermare le aspettative. Tammy Abraham si pone esattamente a metà tra queste due anime. Perché ancora non ha dimostrato di essere l’attaccante in grado di poter cambiare il futuro della Roma e perché delle cose interessanti le ha fatte intravedere, anche se le aspettative erano più alte, scrive La Gazzetta dello Sport.

Lo schema a due punte lanciato a Venezia e confermato questa sera a Genova inevitabilmente lo aiuterà in questo percorso dove Abraham deve continuare a credere in se stesso. Con una certezza in più, in passato ci sono stati immensi centravanti della Roma che al primo anno nella Capitale hanno faticato ad imporsi ed a confermare le attese: su tutti Rudi Voeller, ma senza andare neanche tanto lontano Edin Dzeko, di cui Abraham ha preso il posto.

Voeller arrivò a Roma nel 1987 con un carico di aspettative fortissimo. Il ritiro estivo di Vipiteno andò bene, poi una serie di malanni ne misero a rischio l’ambientamento. Si parlò presto di giocatore «rotto», con la piazza che premeva su Dino Viola per la cessione. Voeller migliorò un po’ nel finale della prima stagione, per poi esplodere all’inizio della seconda, diventando per il tutti il «tedesco volante», uno che ancora oggi è nel cuore della gente romanista.

Dzeko, invece, sbarcò nella Capitale nel 2015, accolto a Fiumicino da quasi duemila persone. Anche il bosniaco partì fortissimo (doppietta al Siviglia in amichevole e gol decisivo alla Juventus in apertura di stagione), per poi perdersi, con clamorosi errori sotto porta che generarono una serie di vignette e fotomontaggi a dir poco «cattive» sui social. Poi, però, Edin ha cambiato marcia, anche lui ad iniziare dalla seconda stagione, segnando la storia recente della Roma e siglando ben 119 gol in giallorosso.

Ecco anche perché Abraham deve vivere serenamente questo inizio di stagione, cercare di ambientarsi il prima possibile e aumentare la sua curva di rendimento. «Per me non è stato facile cambiare tutto, dal calcio alla vita – ha ammesso il centravanti qualche giorno fa – Mourinho? Mi vuole più cattivo, aggressivo, devo saper spaventare i difensori. Mi ha detto di diventare una specie di mostro».

Una metamorfosi, insomma, considerando l’animo gentile dell’inglese e quel sorriso sempre ben stampato sulla sua faccia. Nel frattempo, però, Abraham è andato in nazionale e anche lì ha raccolto delle emozioni e delle sensazioni importanti, giocando due buone partite contro Albania e San Marino e segnando un bel gol contro questi ultimi. Le esperienze con l’Inghilterra lo aiutano a crescere ed a maturare, ora che è arrivato il momento di fare il salto di qualità.

«Abraham è un giovane ma è anche un grande giocatore», ha detto qualche giorno fa il g.m. giallorosso Tiago Pinto. Il punto, però, è capire se a 24 anni si è ancora giovani o qualcosa in più. Nel senso che ora è il momento davvero di accelerare e di iniziare a scrivere un’altra storia, magari già da stasera.

E già, proprio da Genova, dove Abraham avrà il compito di nascondere i tanti problemi che ha oggi la Roma, anche di formazione. «Pronto per Genova, daje!» ha scritto ieri sui social. A Marassi dovrà lasciare il segno contro Shevchenko, uno che guardava giocare da vicino al Chelsea, nel triennio in cui l’ucraino è stato con i Blues (dal 2009 al 2012). All’epoca Tammy cerca di rubargli movimenti e segreti, adesso invece proverà a rendergli l’esordio in Italia da tecnico il più amaro possibile. Del resto, la legge del calcio è anche questa.



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