Nicola Zalewski

AS ROMA NEWS, ZALEWSKI KUMBULLA – Nati in Italia, sia Nicola Zalewski sia Marash Kumbulla, uno a Tivoli, l’altro a Peschiera del Garda. Cittadino polacco il primo, albanese il secondo. Poi c’è Celik, che invece è turco. Come riferisce Il Messaggero ognuno di loro ha una storia diversa nella Roma. Nicola è esploso lo scorso anno, diventando titolare e protagonista della seconda parte di stagione. Marash è arrivato a Roma nell’estate del 2020, dopo una ottima stagione nel Verona. Strapagato come talento emergente, poi il percorso a ostacoli, sempre in bilico e a un passo dall’addio. Celik è appena arrivato, doveva essere l’alternativa a Karsdorp e ora è il titolare della fascia destra.

Li stiamo vedendo solo ora, con la Fiorentina sono risultati i migliori, finalmente convincenti. Nicola non si era confermato all’altezza delle aspettative: l’influenza di inizio stagione, poi varie noie muscolari e infine una gastroenterite lo hanno debilitato e il Mondiale nella testa ha fatto il resto. A sinistra, Mourinho non ha mai potuto contare seriamente sul suo apporto e quando lo ha fatto, Nik non ha risposto come sa fare.

Lo Zalewski post Mondiale sembra un altro, anzi sembra finalmente lui. Kumbulla è sempre stato ai margini, senza mai fiatare. La terza stagione romanista è cominciata come le altre, come difensore di scorta, quasi mai preso in considerazione. Mou lo ha esaltato dopo la sfida con la Fiorentina, evidenziando la sua disponibilità e professionalità per aver accettato il ruolo di prima – e unica – alternativa ai tre centrali difensivi, intoccabili. Ed essendo l’unica, c’è bisogno che sia sul pezzo, come l’altra sera, se vuole avere un futuro qui.

Celik? Decisivo l’altra sera, con la precisa verticalizzazione sul petto di Abraham per il gol di Dybala e cento volte sue giù per la fascia, con attenzione anche alla fase difensiva. Zeki è stato l’unico calciatore per il quale la Roma ha speso dei soldi per il cartellino, 7 milioni. Inseguito per mezza estate, perché ritenuto indispensabile: Karsdorp da solo non ce l’avrebbe fatta. Ora da solo si trova lui e le responsabilità aumentano. Il rendimento, da agosto a dicembre è stato modesto. Poco di tutto, praticamente anonimo.

Con la Fiorentina ha alzato la testa e ha giocato come serviva. In campionato ha vestito la maglia da titolare undici volte sulle quindici partite nelle quali si è reso disponibile, ma senza mai rubare l’occhio, né al pubblico né tanto meno a Mourinho. Un normalizzatore: senza grandissimi errori e senza guizzi, uno di cui si poteva fare a meno. Quello dell’altra sera sembra avere qualcosa di diverso e José spera. Mou pian piano ritrova tutto il gruppo, perché sa che Dybala non può bastare. E visto che rinforzi “veri” non ce ne saranno, tanto vale accontentarsi del ritorno dei desaparecidos. All’appello manca Zaniolo, che ieri è tornato ad allenarsi a Trigoria.



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