(Gazzetta dello Sport – M. Cecchini) Storie di velocità. A Baku, la Formula Uno sembra avere casa stabilmente. Nel lungo viale che costeggia il Mar Caspio, i box addirittura non vengono quasi mai smontati, così come le pubblicità automobilistiche sui cavalcavia paiono ricordare a tutti che questa è una città che vive sempre – anche in economia – con l’acceleratore a tavoletta. Ecco, ci sono stati giorni in cui Stephan El Shaarawy ha creduto di essere una vettura da Gran Premio che non avesse mai bisogno di soste, rabbocchi, o puri e semplici riposi. D’altronde, quando il 3 ottobre 2012 segnò allo Zenit Pietroburgo una rete che lo consacrò come il più giovane marcatore in Champions League della storia del Milan, la vita per lui sembrava davvero una scala di cristallo. Aveva 20 anni ancora da compiere e un futuro apparentemente a senso unico. Poi però la ruota cominciò a girare in senso inverso, le difficoltà sembrarono insormontabili e all’improvviso sono arrivate altimetrie degne di una tappa del Giro d’Italia. Su e giù, come tanti, forse come tutti. Quanto basta perché il 27 ottobre ormai non così lontano, i suoi 25 anni rappresentino la prima cartina di tornasole di una reazione chimica che ancora deve finire di operare.

MILAN E AZZURRO – Una cosa è certa: in attesa di quel giorno, la settimana che sta vivendo è da acceleratore premuto, da velocità massima. Il Faraone d’altronde è lanciato alla riconquista di se stesso e del mondo. Sabato c’è stata la doppietta con l’Udinese, stasera la sfida di Champions con il Qarabag che, quanto meno, dovrebbe farmettere alla Roma in ghiacciaia la qualificazione alla Europa League e magari far sognare un’impresa a spese di Chelsea e Atletico Madrid. Domenica, poi, la sfida al Milan, ad un passato mai rinnegato, che gli aprirà le porte alla convocazione in Nazionale per le gare con Macedonia e Albania, antipasti dei playoff che attendono gli azzurri per arrivare al Mondiale. Tra l’altro, proprio in azzurro Stephan ha già giocato qui. Era il 2015, stesso stadio, e anche grazie a un suo gol l’Italia vinse 3-1, arrivando a Euro 2016.

BOLGIA BAKU – Intendiamoci, nulla di tutto quanto detto sopra viene dato per scontato. Pensate alla sfida di stasera a Baku. Allo stadio Olimpico ci saranno quasi 70mila spettatori (si sussurra più della capienza concessa dalla Uefa) e anche il presidente della Repubblica dell’Azerbaigian, Ilham Aliyev, pilota senza rivali del suo Paese già dal 2003. Insomma, El Shaarawy dovrà sgommare parecchio per centrare il primo dei suoi traguardi settimanali, perché l’impressione è che ci sia un intero popolo stasera a soffiare nelle vele del Qarabag. Di Francesco però ha fiducia in lui. «Stephan ha dovuto fare un percorso di crescita legato agli allenamenti – dice il tecnico – ma nell’ultimo periodo l’ho visto molto bene. Certo, il suo è un ruolo molto dispendioso, che vedrete cambiare spesso, ma lui è uno dei titolari perché lo interpreta al meglio».

PEROTTI K.O – Meglio così, perché ancora una volta la sfortuna non aiuta gli esterni d’attacco giallorossi. Appena recuperato Florenzi e in attesa di Schick, ieri nella rifiniturasi è fermato Perotti, uscito dall’allenamento con una borsa del ghiaccio sul flessore della coscia destra. Inutile dire che il suo impiego contro il Milan – tenuto conto che ha anche dieci punti sopra il piede destro – è ovviamente in dubbio. E allora, straordinari in vista per il Faraone? Il giallorosso non si tira indietro. «Per me tornare a San Siro è sempre speciale – ha detto –. I rossoneri hanno rivoluzionato l’intera squadra, comprando giocatori per puntare a vincere subito. Per la Roma sarà difficilissimo». Possibile, ma per uno che è tornato ad avere l’acceleratore premuto al massimo, sembrano solo frasi di cortesia.



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