AS ROMA NEWS VERONA DE ROSSI – Emozionato, anche se ha provato a nasconderlo. Ma allo stesso tempo determinato, consapevole di giocarsi tanto. Per lui e per la sua amata Roma. Sono tre giorni che Daniele De Rossi esce dal Fulvio Bernardini il meno possibile. Ieri ha di nuovo dormito nel centro sportivo. Una full immersion senza eguali, scrive Il Messaggero.
Oggi, al primo appuntamento con l’Olimpico alle ore 18 contro il Verona, vuole farsi trovare pronto. È troppo scaltro, intelligente e con la memoria romanista per non sapere che anche miti viventi come Voller e Bruno Conti, una volta seduti su quella panchina, hanno rischiato di bruciarsi. E questo nonostante l’affetto, l’amore incondizionato che la piazza nutre nei loro confronti.
Perché poi, nel ricambio naturale che c’è in una tifoseria, bastano 2-3 anni e magari c’è già chi non se lo ricorda piangere più il giorno dell’addio di Totti che in quello del suo saluto al calcio ha già rimosso quel “io sono romanista anche dopo un 7-1, io sono della Roma sempre”. Oppure: “Avrei voluto chiamare mio figlio Agostino, in onore di Di Bartolomei. Ma mi ero giocato il jolly col nome della prima figlia e quindi ho dovuto abbozzare…”.
Cosi, quando si siede per la sua prima conferenza stampa da allenatore, sembra quasi che il tempo si sia fermato. Se Mourinho era un mago della comunicazione, Daniele ha poco da invidiare allo sciamano portoghese: “Secondo voi avrei potuto rifiutare?” – replica a chi gli chiede se ha ponderato i rischi – “Ho approfittato di questa chance, per me è una grandissima occasione. Ci sono uomini che rifiutano ed altri che accettano, come fece Pirlo quando lo chiamò la Juventus. Ho fatto un’analisi veloce di questa squadra e sono convinto che sia forte. Fosse stata scarsa avrei detto di no, non vado a fare brutte figure”.
Tocca le corde giuste. Quelle che una piazza, ancora frastornata per l’addio dello Special, ha bisogno di ascoltare: “Non trattatemi da bandiera, l’ho chiesto anche ai Friedkin che con me sono stati chiarissimi sulla durata del contratto e sul tenore della mia permanenza. Ho detto che avrei firmato la cifra che avrebbero scritto e chiesto solo un bonus sulla Champions. Non ci sono opzioni o rinnovi, non c’è niente. Detto questo, non sono venuto qui per fare il giro di campo con la sciarpa al collo, accompagnato dalla mascotte Romolo. Sono qui per allenare e per provare a centrare l’obiettivo di questa squadra, il quarto posto. E giocarmi così sul campo, fino alla morte, le mie chance di restare alla Roma”.
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