Ottavi di ritorno di Europa League, la Roma deve ribaltare il 4-2 subìto all’andata a Lione: stasera l’«ossessione» di Spalletti arriva al primo bivio. Barcellona e Leicester hanno lasciato una traccia in eredità: rimontare si può. Così come è possibile buttare tutto all’aria dopo un buon risultato conquistato al primo round e, per l’esempio contrario, ai giallorossi basta riguardare i 180 minuti col Porto ad agosto. Cosa seguire e cosa evitare per l’operazione «remuntada» lo suggerisce la storia recente del calcio europeo, e non c’è da esser per forza marziani per riuscirci. «Sono estremamente convinto – afferma Spalletti alla vigilia – che i miei giocatori diventeranno delle stelle. Non avremo timore di prendere gol, passiamo anche con il 3-1. Dobbiamo uscire senza rimpianti, ormai l’andata è stata quel che è stata, ora respiriamo e facciamo quello che c’è da fare. Abbiamo il 60% di possibilità di passare il turno».
Esagera con le percentuali il tecnico toscano, ma è una bugia a fin di bene («per rafforzare la convinzione nei miei calciatori che tutto è possibile, poi è chiaro che partendo dal 4-2 il Lione è in vantaggio», spiega poi a Sky). Riesce anche a far pesare meno il poker subito in Francia ribaltando il punto di vista: «È come se avessimo perso 1-0: sempre 2 gol avremmo dovuto fare per andare avanti». Non fa una piega. Non sono altrettanto rincuoranti i precedenti europei della Roma che le ultime 5 volte in cui ha perso la partita d’andata in trasferta è stata poi eliminata. L’ultimo rovesciamento riuscito risale alla Coppa Uefa 2003-04 contro i turchi del Gaziantepspor. I giallorossi sono riusciti a ribaltare i due gol di scarto fuori casa solo in 2 occasioni su 9: Coppa Uefa 1988-89 contro il Partizan Belgrado e Coppa dei Campioni 1983-84 contro il Dundee United.
«Sarà – ammette Spalletti – molto difficile, ma abbiamo voglia e sicuramente non vagheremo in giro per il campo. Trovo la squadra maturata e stavolta dovremo metterci tutti qualcosa in più. Servono gli occhi giusti, la qualificazione è a portata di mano». Il ritorno alla vittoria in campionato col 3-0 di Palermo era il presupposto necessario per la ricostruzione della fiducia che la Roma deve avere, in se stessa, per sfidare a viso aperto un avversario forte, ma sulla carta non più di lei. «È tutto relativo, siamo fiduciosi – dice Genesio, allenatore del Lione – ma dobbiamo essere umili. Le statistiche dicono che passiamo al 67%… Ma la chiave è l’equilibrio in campo».
Calcoli diversi, ma stessa formula di gioco: «Una delle nostre priorità – annuncia Spalletti – sarà la verticalizzazione improvvisa, cercare subito di fare gol, ma nel tentativo di forzare la causa non dobbiamo perdere mai l’ordine. Io dico che è possibile andare ai quarti, vuoi perché in questa stagione nel 50% dei risultati abbiamo segnato più gol di quelli che ci servono per la qualificazione, vuoi perché la mia squadra ha assolutamente le carte in regola e le qualità per farcela».
È una Roma da 90 gol contro un Lione da 88, una sfida tra attacchi prolifici. Dzeko sarà il terminale offensivo dei giallorossi, Salah e Nainggolan dovrebbero supportarlo. A centrocampo si ricompone la coppia titolare De Rossi-Strootman. I dubbi di Spalletti riguardano principalmente gli esterni: Peres e Palmieri non sono al top, il primo reduce da un risentimento muscolare (ieri gli esami, negativi) e l’altro da un problema tendineo al quadricipite, ma tutti e due si sono allenati ieri pomeriggio e potrebbero stringere i denti vista l’importanza del match. Alternative: Mario Rui o El Shaarawy a tutta fascia. Rudiger, Fazio e Manolas, stavolta ci sono tutti e tre, con la complicità di Alisson dovranno provare a tenere la porta inviolata, perché non basta un attacco atomico, per la «remuntada» serve anche una difesa di cemento.
(Il Tempo – E. Menghi)
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