Solo poche ore prima a L’Equipe aveva detto che per restare doveva vincere, “altrimenti vado a casa“. A Lione la Roma di Spalletti però ha perso nel modo peggiore: 45′ minuti di dominio, poi una resa totale con tre gol subiti in 45′ e il terzo ko di fila: erano tre anni che la squadra non perdeva tre gare consecutive, le ultime del 2013-’14. Quelle non contavano nulla, queste possono pesare in maniera definitiva sul futuro dell’allenatore. “La Roma manca a tutti“, dice Totti lasciando il Parc OL. Ha ragione: la Roma è sparita.

STAGIONE COMPROMESSA IN 9 GIORNI – In nove giorni la squadra ha compromesso una stagione: il derby d’andata di Coppa Italia, il Napoli, l’andata degli ottavi d’Europa League con il Lione. La possibilità di vincere un trofeo – e quindi, dando retta alle sue parole, di prolungare la convivenza con Spalletti – è legata adesso a una doppia rimonta complicatissima, il 5 aprile contro la Lazio e prima, tra sei giorni, con i francesi all’Olimpico. “Roma stanca“, dicono tutti. Spalletti dice altro, entra come uno speleologo nella testa dei giocatori e ne mette in luce i limiti: “E’ una questione di personalità, di coraggio, ogni allenamento i calciatori arrivano quasi devastati dalle sconfitte“. Il 4-2 di per sé non è un dramma: somiglia a una sconfitta per 1-0, serve comunque il 2-0 o il 3-1 al ritorno per passare, e certo per un ko per 1-0 non si sarebbe drammatizzato più di tanto. Ma a preoccupare è l’incapacità di reagire. La Roma per il tecnico è come depressa (“basta disfattismo!“, era stato lo slogan della vigilia) e così butta via tutto: la difesa impenetrabile celebrata per un mese è reduce da 8 gol subiti in 9 giorni, addirittura 10 in due settimane. Le stesse due settimane in cui si potevano gettare le basi per una annata trionfale. E in cui invece finiscono per naufragare pure i totem della squadra, da Fazio a Manolas, da Nainggolan a Dzeko.

DZEKO DIPENDENZA – E proprio Dzeko ha colpito per la sua inconsistenza nella notte di Lione. Da bomber implacabile a colosso di gelatina, chiudendo la quarta gara consecutiva senza segnare: gli era successo pure a dicembre, restando all’asciutto con Lazio, Milan, Juve e Astra Giurgiu, con cui però aveva giocato briciole di una gara inutile. Stavolta il suo silenzio fa rumore: perché la Roma è diventata Dzeko-dipendente, e quando lui non segna i compagni non vincono: delle 20 gare in cui ha segnato la Roma ne ha vinte 19 perdendone soltanto una, contro la Samp. Delle 18 in cui è rimasto all’asciutto ne ha vinte appena 4 perdendone 8 e pareggiandone 6. Giocando ogni tre giorni, la squadra paga inoltre l’assenza di un’alternativa di ruolo al bosniaco: Totti non può fisicamente reggere 90 minuti da falso nove, il tridente leggero tanto efficace lo scorso anno, quando è sceso in campo, è parso inaffidabile. Dzeko quindi deve giocarle tutte: ma senza riposo la mira s’appanna. E se lui non segna, la Roma evapora.

(La Repubblica – M. Pinci)



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