Domani c’è il Palermo all’Olimpico: l’occasione di giocare per ultima, dopo tutte e specie dopo la Juve che va in campo stasera a San Siro, è da cogliere al volo per consolidare il secondo posto e magari rubare qualcosa a Juve o Milan, o a entrambe. Il Palermo non diventi il solito trappolone: si dà tutto per scontato, poi ti trovi la sorpresina. Come l’altra sera. Nainggolan sostiene come fosse «inimmaginabile» pensare a un pareggio con l’Austria Vienna. Inimmaginabile? E perché? Radja non conosce la storia lunga della Roma, ma gli basterebbe ricordare qualche guizzo al contrario da quando lui è qui: di inimmaginabile, insomma, non c’è nulla, è tutto immaginabilissimo. Il dna fa il suo corso, poi restano i problemi di sempre, quelli di una rosa comunque corta e caratterialmente fragile. Formata da un organico che, di calciatori abituati a vincere, ne ha pochi (De Rossi, Fazio, Totti, Dzeko poi?). Quindi la così detta fame di vincere dovrebbe essere cosa endemica, invece si continua a parlare di rilassatezza, di cali di tensione. Ma perché?

A SPASSO NEL QUINQUENNIO – Ma andiamo oltre. Non è inimmaginabile la rimonta subita giovedì, perché non è la prima: quest’anno siamo a quattro, Cagliari, Oporto, Plzen e appunto, Austria Vienna. Non è inimmaginabile se si pensa allo score romanista negli ultimi cinque anni europei e qui Spalletti c’entra solo parzialmente. Bene: la Roma americana nel suo percorso europeo è rimasta stabile in basso. Dalla prima nel turno preliminare di Europa League (Slovan Bratislava), con in panchina il povero Luis Enrique che scelse Okaka, Borriello esterno etc etc, ad oggi, la Roma ha giocato 25 partite, vincendone solo quattro (il 16%), pareggiandone undici (il 44%) e perdendone 10 (il 40%). Un rendimento da ultima della classe, mai in segno +. La dimensione europea ce la diamo a parole, ma i fatti evidenziano altro. Andiamo avanti: sempre in quelle 25 partite, i gol fatti sono stati 33 (1,2, la media/gara) e ne ha subiti 50 (2). I successi, per altro, sono arrivati con squadre non eccezionali: Cska (5-1) e Bayer Leverkusen (2-1) in Champions, Feyenord (1-2) e Astra Giurgiu (4-0) in Europa League. Ma sempre successi sono e che Dio li benedica (la Roma non vince due gare di seguito europee da sei anni). Andiamo ora nello specifico: la Roma in Europa con Spalletti alla guida. Sette le sfide: 1 successo, 3 pari e 3 sconfitte, con 9 reti fatte e 12 incassate. Da considerare che le prime due con il Real lo scorso anno in Champions, Lucio era appena arrivato. Insomma, la Roma in Europa conta quasi zero. Il cambio di rotta deve diventare obbligatorio, negli uomini e nella mentalità. E’ vero che si concorre per il secondo posto per la miniera d’oro che arriva, ma è altrettanto vero che da queste parti, i tifosi, sperano in qualche risultato, non solo economico.

DISTRAZIONI FATALI – Le amnesie difensive sono la causa di qualche risultato ballerino anche in campionato. Non è facile da digerire come una squadra come la Roma abbia concesso per due volte in casa tre gol agli avversari (Vienna e Porto). Anche in serie a la Roma prende sempre gol: 10 fin qui in otto giornate. Più gli otto tra Champions ed Europa League. Tanti. L’assetto migliore sembrava essere stato trovato con Fazio e Manolas perni della difesa a tre, con Florenzi a fare la doppia fase ma partendo più alto. Ma ecco le solite amnesie, gli errori di posizione e di movimenti. Spalletti sta per riavere almeno Ruediger, che di sicuro darà sostanza e soprattutto è un uomo in più in rosa (come cambio), in attesa di Mario Rui e, prima o poi, anche di Vermaelen, che sta patendo fin troppo la pubalgia e infine di Bruno Peres, che sarà alternato, come difensore-attaccante, a Florenzi. Nelle trentaquattro partite guidate da Spalletti (media 2 punti a gara, va comunque detto), la Roma ha evitato il classico gol 7 volte (Sassuolo, Palermo, Napoli e Chievo l’anno scorso, Udinese, Crotone e Astra quest’anno, curiosità finite sempre 4-0). Dopodiché, si è preso gol con chiunque. Col Palermo non s’era preso gol e domani c’è il Palermo. Hai visto mai.

(Il Messaggero – A. Angeloni)



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