(La Stampa) Tornare a Roma, per il Toro, è come riaprire il cassetto dei sogni. A Roma ha mandato fuori giri la Lazio a metà dicembre (1-3, il verdetto) e, nella Capitale, i granata guidati dal gigante Milinkovic hanno steso i giallorossi prima di Natale negli ottavi di Coppa Italia. Ci risiamo, verrebbe da dire. Ma sfidare a casa loro Schick e soci, oggi, è un problema in più per una squadra ferita dal brutto passo falso di Verona, seguito di un derby incolore, e dagli umori di una piazza in fibrillazione. Il Toro ha la coperta corta, cortissima là dietro – in infermeria ci sono Lyanco, Molinaro e Bonifazi, in castigo Burdisso – e la mira sballata davanti. Il tecnico Walter Mazzarri chiede un’interpretazione della serata all’insegna del «calcio totale» più per l’atteggiamento che per copiare qualcuno. «Voglio vedere una partita dove tutti attaccano e tutti difendono. I miei devono prendere spunto dai grandi campioni e sopperire al deficit tecnico con voglia, coraggio, determinazione», racconta l’allenatore toscano.
SEGNALI DI FORZA – Per riprendere confidenza con i punti, il Toro aveva in mente un’altra storia: la sfida col Crotone al Grande Torino prima che il calendario slittasse per onorare l’addio al capitano della Fiorentina Astori. «Questa è stata una settimana dura, difficile», così un commosso Mazzarri. Dal Crotone alla Roma, da una gara non impossibile al duello contro chi ha appena conquistato il San Paolo con un poker. La Roma ha dato un segnale di forza, ma, la Roma, potrebbe avere la testa alla Championsperché martedì all’Olimpico è in agenda il ritorno con lo Shakhtar Donetsk dopo il 2 a 1 per gli ucraini all’ andata. «Alla coppa penseremo da domani», precisa Di Francesco. Ma i buoni propositi, spesso, nascondono altro ed il Toro spera in qualche possibile distrazione giallorossa.
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