Gennaio è prima di domani. La vita è adesso, l’orologio corre e il bivio è sempre più vicino: di qua la Roma, di là una separazione più o meno consensuale. Con tutte le attenuanti e i distinguo del caso, perché queste sono tre storie che in comune hanno solo un nome e un cognome: Walter Sabatini, uno sponsor che non c’è più. Il resto è un legame con la Roma che fatica a decollare o che forse mai decollerà.
SALUTI EGIZIANI – Prendi Iturbe, prendi un calciatore ormai avvitato su se stesso nonostante gli attestati di stima e le non poche possibilità concessegli da Spalletti. Prendi Iturbe e immagini una storia tutta da scrivere. Perché al di là del «fino a giugno questa è per me la migliore rosa possibile», copyright Spalletti e a pensarci bene non potrebbe essere altrimenti, oltre questo c’è una squadra che in quel periodo e in quel ruolo perderà anche Salah. Non una contraddizione in termini, semmai un dubbio aggiuntivo: può la Roma permettersi di salutare per un bel po’ l’egiziano senza aver la massima fiducia nel giocatore che in teoria dovrebbe sostituirlo in maniera stabile?
PRESTITO? – A centrocampo non c’è un Salah che partirà per l’Africa. Ma c’è un Gerson che fatica da matti a convincere a Spalletti. Eufemismo, perché il brasiliano pere viaggiare all’indietro nella considerazione dell’allenatore: più che guadagnare posizioni, sotterra le (poche) chance che gli vengono concesse. Attenuanti a mille, per carità, per un giovane sbarcato l’altro ieri. Ma arriva in un settore in cui la Roma ha cercato fino all’ultimo minuto di rinforzarsi, segno che una lacuna era stata invidividuata, un settore da migliorare era stato segnalato dall’allenatore. A gennaio, con la prospettiva assai probabile di un’Europa League da disputare, perché non pensare che il problema possa riproporsi? Se non accadrà, è perché Gerson avrà finalmente convinto e spazzato via le voci di un prestito. Per Alisson, invece, il discorso è strettamente personale. Perché non c’è una persona una alla Roma che non sia soddisfatta del suo rendimento. Ma resta da capire quanto grande sarà la sua pazienza, quanto il brasiliano saprà resistere alla tentazione di non andare a trovare più minuti altrove. Minuti che Spalletti gli concederà solo in Europa, ormai questo s’è capito. Gennaio, anche per lui, sarà il mese della verità. Due mesi mancano, niente.
(Gazzetta dello Sport – D. Stoppini)
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