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Rassegna stampa

Roma e Atalanta provano lo sprint Champions. Ma con Mourinho mai un girone da top

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AS ROMA NEWS ATALANTA MOURINHO – Come sono gli occhi di chi dice addio? Forse potrebbero assomigliare a quelli di José Mourinho, a sedere nella poltrona di una sala conferenze mezza vuota e, proprio per questo, piena soprattutto di domande inevase e cattivi pensieri, scrive La Gazzetta dello Sport.

La fine del girone d’andata incombe e per la Roma l’emergenza in difesa sembra essere tracimata anche a centrocampo, visto che – tra costato e caviglia destra – Paredes è in dubbio, per giunta a tre giorni da quella ordalia di Coppa Italia chiamata derby.

Il problema, però, forse è un altro. Quello che aggancia il passato al presente, e insieme a un futuro ancora misterioso. Oggi contro l’Atalanta si conclude il quinto girone dell’era Mou (3 di andata e 2 di ritorno) che produce classifiche complete, cioè in cui tutte le squadre hanno incontrato tutti gli avversari.

Ebbene, con lo Special One non è mai successo che la Roma abbia chiuso una classifica in zona Champions, non riuscendo ad andare oltre il 6° posto, anche se nell’andata dello scorso anno solo per differenza reti. In questo lasso di tempo, in momenti ovviamente diversi, ce l’hanno fatta invece Inter, Milan, Napoli, Juventus, Atalanta, Lazio e Fiorentina. Graduatorie del genere, com’è logico, sono ben note a Trigoria, e proprio per questo – cioè la ripetitività dei risultati – porta a rendere friabili gli alibi che parlano quasi solo di arbitraggi e infortuni. Una volta può capitare, due anche, tre è possibile, quattro è difficile, ma sempre?

E allora, in attesa che i Friedkin sciolgano la riserva sul rinnovo dell’allenatore – voluto dalla maggior parte dei tifosi – che sia anche qui la motivazione della volontà della proprietà di prendere tempo? Mourinho, però, ha fatto capire che non se lo spiega. «Mi sono fatto delle domande, ma non sono riuscito a darmi una risposta chiara e obiettiva». Questo non significa che abbia intenzione di gettare la spugna, tanto è vero che – a chi gli chiede se sia pronto a dare consigli ai Friedkin nella scelta dell’erede di Pinto – dice chiaro: «Se la domanda è fatta internamente e c’è fiducia nella mia interpretazione ovviamente in quel caso si parla e do la mia opinione».

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Morale: il recinto da cui l’allenatore non vuole uscire è quello del campo. Perciò, santificato l’arrivo di Huijsen («tra i giovani è uno dei migliori prospetti europei, ma è della Juve»), la sua attenzione è sul presente, che vede la Roma preoccupata della serie di partite che l’attende contro Atalanta, Lazio e Milan, con difesa e centrocampo in crisi. «Non credo di rivedere in campo Smalling in questo mese. Il suo infortunio ci ha rovinato la stagione».

Difficile che gliela rovini Dybala che, a 8 giorni dalla scadenza della sua clausola di rescissione, continua ad avere richieste dall’Arabia. Buon per i giallorossi che l’argentino per ora non abbia voglia di muoversi dalla Capitale. D’altronde nella Roma paiono tutti con la valigia, ma sarebbe sbagliato fare drammi. Siamo tutti di passaggio un po’ ovunque, purtroppo a volte anche nei cuori della gente. Ma come Mou e gli addetti al calcio sanno bene, il mantra per vivere meglio dovrebbe essere quello del principe Corwin: «Arrivederci e salve», diceva sempre il personaggio di Roger Zelazny. Perché in fondo ogni fine è un nuovo inizio.

FOTO: Credits by Shutterstock.com

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