Aumentare i ricavi. Accrescere la visibilità internazionale. Conquistare nuovi partner commerciali. Sono tre pilastri ideologici della Roma made in USA, comprensibilmente interessata a crescere di livello, potenza e credibilità nel consesso dei grandi club. Ma i risultati della squadra in campo europeo, e specialmente nel torneo più importante che si chiama Champions League, viaggiano nella direzione opposta: nei cinque anni di presidenza americana, da Thomas DiBenedetto a James Pallotta, sono state vinte soltanto 4 partite su 25. Stavano per diventare 5 ma la Roma, giusto un paio di giorni fa, ha pensato bene di regalare due punti all’Austria Vienna.

ROSSO – Il bilancio della vetrina sportiva internazionale è stupefacente in senso negativo. Con il 16 per cento di vittorie tra Champions ed Europa League la Roma ha peggiorato di molto lo score dell’epoca Sensi, che con Rosella ha vinto più della metà delle partite (53%) e con il padre Franco si era comunque assestata al 45%. Certo, una volta scalato il club la società si è dovuta ricostruire dalle fondamenta. Ma l’approccio di Luis Enrique, eliminato dal piccolissimo Slovan Bratislava nelle due famose partite di agosto in cui fece innervosire Totti e i tifosi, ha aperto una sequela di strafalcioni in zona euro.

RUDI – Perse le coppe per tre stagioni di fila, a causa dei campionati fallimentari dello stesso Luis Enrique e della successiva alternanza Zeman-Andreazzoli, la Roma ha perso molte posizioni nel ranking Uefa e, una volta affacciatasi alla Champions League ha dovuto partecipare al cosiddetto girone di ferro con Bayern, Manchester City e Cska Mosca. Nel frattempo si era insediato Rudi Garcia, che aveva mandato segnali di efficienza: arrivato secondo a sorpresa in campionato il primo anno, si presentò alla Champions travolgendo il Cska (5-1) all’Olimpico e pareggiando con merito a Manchester contro il fortissimo City di Dzeko (1-1). Eppure alla lunga la sindrome europea si impadronì anche di lui, che già a Lille non era riuscito a passare per due volte la fase a gironi. Senza più vincere una partita, e perdendo 7-1 in casa contro il Bayern, la Roma venne spazzata via dalla Champions e, due turni dopo, pure dall’Europa League nella sconcertante serata contro la Fiorentina: 0-3 all’Olimpico. Via alle contestazioni ultrà.

UMILIAZIONI – Anche il secondo tentativo, nonostante una qualificazione tirata per i capelli con uno stentato 0-0 in casa contro il Bate Borisov, è stato turbato da una serie di incidenti, come l’1-6 di Barcellona o il 2-3 incassato proprio a Borisov. A conti fatti in tutto il suo regno Garcia è riuscito a vincere solo 3 partite europee: Cska, Bayer Leverkusen e Feyenoord. Il resto è stato insoddisfacente. Ma con Spalletti, a testimonianza di problematiche indipendenti dagli allenatori, sta andando peggio: due sconfitte in Champions contro il Real Madrid negli ottavi della scorsa edizione, poi il tracollo contro il Porto nel preliminare di agosto e l’unica vittoria, contro i rumeni dell’Astra Giurgiu, affiancata da due pareggi concessi a Viktoria Plzen e Austria Vienna. Troppo poco, dopo più di cinque anni di lavoro, per aspirare a un titolo nobiliare in Europa

(Corriere dello Sport – R. Maida)



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