Rassegna stampa
“Roma e Inter fuori dalle coppe europee”. La tentazione di Nyon, poi il dietrofront
NOTIZIE AS ROMA INTER UEFA – Et voilà, gli ottavi sono dimezzati. Dalle 2 partite alla gara secca di giovedì prossimo, 19 marzo, da giocare a porte chiuse e in campo neutro. Sparita l’andata, resta il ritorno.
Gioco di prestigio, ma con il trucco che è sotto gli occhi, anche di chi si è distratto: ecco lo show must go on a cui il presidente Ceferin, l’avvocato sloveno che dal settembre 2016 guida l’Uefa, non ha proprio voluto rinunciare.
Priorità a Euro 2020 e non certo alla salute, quindi le coppe senza spettatori in tribuna contano più dei contagiati senza letti in corsia. Così il viaggio della Roma a Siviglia è saltato e, dato che il governo spagnolo dalla mezzanotte di martedì ha deciso di negare l’atterraggio agli aerei provenienti dall’Italia, non c’è nemmeno da stupirsi.
Si è saputo prima di pranzo, a poco più di 2 ore dalla partenza fissata alle 15,30 da Fiumicino, solo perché l’Uefa non è riuscita ottenere la deroga per far volare il charter giallorosso verso la Spagna. Lo ha comunicato la Roma.
Da Nyon il solito silenzio di chi invece di dare risposte fa domande per rinviare ogni scelta. Ma questo è niente perché, come sappiamo bene in Italia ormai da qualche settimana, la situazione d’emergenza per il Coronavirus ha già fatto slittarer diversi match fino allo stop del campionato deciso lunedì scorso dal premier Conte e ratificato poi dal consiglio straordinario della Federcalcio.
Il rinvio dell’andata degli ottavi di Europa League è però stato al centro di una trattativa internazionale che, durata quasi 48 ore (e con aggiornamenti che sono ancora in corso), in alcune fasi ha sfiorato la farsa, soprattutto in un periodo così delicato per il nostro continente.
A metà pomeriggio l’Uefa ha ufficializzato il rinvio del match all’Estadio Ramón Sánchez-Pizjuán, insieme con quello di San Siro, prendendo tempo sulla nazione che dovrà ospitare la partita e su qualsiasi ulteriore dettaglio. Presto si è saputo che, pur di rispettare il calendario e quindi le date della competizione, la sfida di Siviglia sarebbe stata cancellata.
La gara di ritorno all’Olimpico, giovedì prossimo, è rimata l’unica da disputare. Non più a Roma, ma all’estero: Bulgaria, Francia, Polonia o Russia, ovviamente contrarie ad ospitare l’evento e quindi da convincere (le ultime due le più disponibili). Spiazzato il Siviglia e stranita la Roma. Ma con Ceferin e il suo staff non si tratta. Prendere o lasciare il torneo. Decidono loro, anche impugnando le norme. In casi del genere possono accorpare le 2 sfide.
Il club giallorosso, lasciando al presidente della Figc Gravina ogni contatto con Ceferin, ha avuto come interlocutore il segretario Marchetti: sono stati Fienga e Zubiria a mediare da martedì mattina. L’Uefa ha provato a convincere l’Italia ad autoescludersi dalle coppe europee: la Roma e l’Inter hanno subito detto no. Anzi hanno rilanciato: sospendiamo i tornei, come è accaduto con il nostro campionato.
Da Nyon hanno fatto questo tentativo, garantendo alle nostre società che non sarebbero state squalificate (fuori un anno quando si rinuncia a giocare) addirittura prima che il governo spagnolo decidesse lo stop ai voli dall’Italia. Misura che ha aiutato il management di Pallotta nella negoziazione: a quel punto, e siamo ancora a martedì, i dirigenti giallorossi hanno avvertito l’Uefa che avrebbero chiesto la vittoria a tavolino (0-3).
Noi vogliamo partire, ma lì non ci fanno atterrare: se non giochiamo, non dipende da noi. La responsabilità è del paese ospitante, quindi. Ceferin, a quel punto, ha capito che l’unica via sarebbe stata quella diplomatica: convincere il governo spagnolo a concedere la deroga per far atterrare il charter della Roma. Richiesta giustamente respinta e addio andata degli ottavi. E appuntamento chissà dove.
(Il Messaggero)
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