NOTIZIE AS ROMA PEROTTI EL SHAARAWY – Era gennaio del 2016 (precisamente il 26 in un caso, il 31 nell’altro) quando Stephan El Shaarawy e Diego Perotti diventavano giocatori della Roma. Tre anni dopo, a Trigoria, sono considerate due scommesse vinte: Perotti ha giocato con la Roma 102 partite segnando 22 reti, El Shaarawy è a 120 presenze e 34 gol.
Adesso, per rincorrere il quarto posto in campionato e provare a sognare in Champions e Coppa Italia, Di Francesco ha bisogno di loro. Che, per ricaricarsi, sono tornati a casa: Savona per El Shaa, Argentina per Diego. Famiglia, amici, riposo e allenamento per entrambi, che hanno voglia – e necessità – di mettersi alle spalle un girone d’andata non esaltante.
Perotti ha rinnovato il contratto – a 3 milioni a stagione – un anno fa, fosse per lui resterebbe fino al ritorno in Argentina (perché come dice sempre sogna di chiudere la carriera nel Boca), ma già in estate Monchi non lo considerava incedibile. E questo, sul suo umore e forse anche sul suo fisico, ha pesato. Discorso diverso, e per certi versi più complicato, per El Shaarawy: il suo contratto scade nel 2020 e in questi tre anni non c’è mai stato un ritocco d’ingaggio né un prolungamento.
Suo fratello, che gli fa da agente, aveva iniziato un discorso con Monchi, ma poi le trattative non sono proseguite. E, almeno per ora, non verranno riprese. Considerando che tra 18 mesi El Shaarawy sarà libero di andarsene a parametro zero, necessariamente lui e la Roma dovranno fare una scelta: andare avanti insieme, con un nuovo contratto, oppure separarsi.
Senza rancore. Perché se c’è una certezza, in questa storia, è che qualunque sia il finale sia Stephan sia Perotti, tre anni fa, hanno dimostrato di aver fatto la scelta giusta con Roma e la Roma. Se sarà addio, quindi, sarà senza rimpianti.
(Gazzetta dello Sport – C. Zucchelli)
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