(Gazzetta dello Sport) Le lacrime no, almeno per ora, almeno per stasera. Quelle so che mi scenderanno in un altro momento, quando andremo in finale. Ed io spero e penso che la Roma ce la possa davvero fare ad eliminare il Liverpool. Ai ragazzi chiedo solo questo. Nessuna vendetta, perché poi è un termine che non mi piace. Ma una grande gioia sì. Che non mi ripagherebbe di quel 30 maggio 1984. Per riuscirci la Roma deve avere forza, coraggio e tranquillità. Si parte alla pari e sono convinto che anche i ragazzi di Klopp ci temano. Non lo dicono, ma sotto sotto è così. E poi so che non sarò l’unico a vivere questa partita con trepidazione ed ansia. Parlo di chi era con me quel 30 maggio lì, gente come Pruzzo e Conti, per esempio. Bruno la vivrà con affetto e intensità, Roberto sarà agitatissimo e lo capisco. E poi c’è Ago, il nostro Ago. Perché so che lui c’è e ci sarà, stasera come nella sfida di ritorno, in un Olimpico stracolmo di amore. Di Bartolomei era uno che parlava poco ma che sentiva tanto le partite. So che stasera lui farà un tifo pazzesco da lassù. E sarebbe bello vincere soprattutto per lui.



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