(Il Sole 24 Ore) Spesso si sente dire che gli attacchi fanno vendere i biglietti, ma sono le difese a fare vincere i campionati. E’ altrettanto vero, però, che un pizzico di cattiveria sotto porta è fondamentale per puntare ai traguardi più importanti. Una cattiveria che ha smarrito la Roma di Eusebio Di Francesco, riscopertasi improvvisamente troppo poco cinica. La sconfitta dell’Allianz Stadium contro la Juventus, la terza nelle ultime otto partite giocate dai giallorossi, ha messo in evidenza, ancora una volta, i limiti di un attacco esageratamente Dzeko-dipendente. Il calo fisiologico del bosniaco è coinciso con un drastico crollo della produzione offensiva: sono solo 7 le reti realizzate dal derby vinto contro la Lazio.
Se è vero che i giallorossi possono vantare la miglior difesa della Serie A, con solo 11 reti incassate dopo 17 giornate (la Roma deve ancora recuperare la partita con la Sampdoria), lo stesso non può dirsi per l’attacco, solo malinconicamente settimo. Anche contro la Juventus, la Roma ha dovuto fare i conti con una buona dose di sfortuna (la traversa di Florenzi è il sedicesimo legno), ma anche con il clamoroso errore di Schick in pieno recupero. L’acquisto più caro della storia del club capitolino non è ancora riuscito a lasciare il segno in campionato, così come Defrel ed Under, ancora fermi a quota 0 gol segnati. Un altro dato allarmante riguarda poi l’incapacità dei giallorossi di imporsi negli scontri diretti: le tre sconfitte stagionali, infatti, sono arrivate contro Inter, Napoli e Juventus, le grandi avversarie per la lotta scudetto
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