Kostas Manolas e Lionel Messi

(Leggo – F. Balzani) Per compiere un’impresa ci vogliono sudore, coraggio, precisione ma anche fortuna. E la Roma deve avere un conto aperto con la Dea Bendata. Contro i marziani del Barcellona, in un Camp Nou da 100 mila spettatori, infatti i giallorossi orfani di Under e Nainggolan (il belga ha alzato bandiera bianca nel provino mattutino e visto la gara in tribuna con Totti e Conti) se la sono dovuti vedere pure con l’arbitro olandese Makkelie che ha ignorato un rigore abbastanza solare su Dzeko nei primi minuti e giudicato fuori area l’intervento di Umtiti su Pellegrini a fine primo tempo. A completare la lista di rimpianti i due autogol da sfiga nera di De Rossi e Manolas che hanno distorto il senso di una partita fin lì giocata alla pari contro Messi e compagni. E gli errori sotto porta di Perotti e Defrel.

Episodi che hanno mandato sotto choc la Roma ed esaltato il Barcellona che ha trovato il 3-0 su un azione da calcetto di Piquè e vanificato le speranze giallorosse – alimentate dal gol della bandiera di Dzeko (che segnò anche nel 6-1 del 2015) – con il morso di Suarez su errore clamoroso di Gonalons che ha praticamente chiuso il discorso qualificazione. Per passare in semifinale, infatti, la Roma dovrebbe vincere 3-0 all’Olimpico il 10 aprile o comunque dare 4 gol di scarto a Valverde subendone appena uno. Le recriminazioni, al netto dei meriti del Barça, sono tante.

«Dal primo minuto abbiamo provato a fare come sempre, pressando alto sapendo che sono più forti – dice uno sconsolato Dzeko – Il risultato di 4-1 è troppo, 3 sono praticamente autogol. Il rigore c’era e avrebbe cambiato la partita. L’arbitro doveva avere più coraggio a fischiare contro il Barcellona perché anche noi eravamo ai quarti con merito». Lo ribadisce Di Francesco: «Già sono bravi, non hanno bisogno di aiuti e stasera sono stati aiutati sia dall’arbitro che dai nostri errori. Abbiamo fatto una grande gara di concentrazione, ma ci abbiamo messo del nostro su tutti i gol e sbagliato pure sotto porta. Dal punto di vista della prestazione e dell’identità di gioco non ho nulla da dire. Ci siamo trovati sul 3-0 e nemmeno me ne sono accorto. Dobbiamo migliorare dal punto di vista dell’esperienza e della cattiveria sotto porta. Il risultato resta troppo penalizzante».

Anche i dati finali non sono da 4-1: 19 tiri verso la porta a 12 e il possesso palla a favore dei catalani di appena il 59%. Messi quindi non fa il Ronaldo e il Barcellona (che in casa aveva subito fino a ieri un solo gol) non è sembrata la squadra irresistibile di sempre, ma si prende comunque 3/4 di semifinale. C’è stato pure spazio per la protesta indipendentista catalana tra lancio di palloncini gialli e fischi all’inno Champions (episodio in passato già sanzionato dall’Uefa).



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