Anche se è solo il 7° turno del girone d’andata, e quindi di giornate ne mancheranno poi altre 21, la sfida dell’Olimpico ha già il peso dello scontro diretto. Basta guardare la classifica per rendersene conto: la Roma insegue, con 10 punti, l’Inter che è un passo avanti a quota 11. In palio, al momento, c’è solo il 3° posto che resta però l’obiettivo minimo per i proprietari stranieri dei due club. Sia lo statunitense Pallotta che il gruppo cinese Suning chiedono rispettivamente a Spalletti e de Boer la partecipazione alla prossima edizione della Champions che può aiutarli a rispettare i paletti del Financial Fair Play dell’Uefa. Sta messa peggio la società nerazzurra. Ma non è che quella giallorossa si possa sentire al sicuro. Anzi.
TAPPA CRUCIALE – Stasera, dunque, si fa davvero sul serio. Perché c’è il rischio di uscire di scena con largo anticipo. La Roma e l’Inter, fin qui, hanno recitato da incompiute. Il successo può avere l’effetto della svolta. Per entrambe. Che hanno una grande voglia di sentirsi grandi. E di restare in scia della Juve e del Napoli, cioè delle protagoniste annunciate del torneo, e in corsa per il podio Champions. L’eventuale frenata, invece, rischia di bloccare il piano di crescita e di complicare il percorso in questa stagione. Che, ad inizio ottobre, diventerebbe già anonima e deludente.
STORIA A SÉ – La Roma, fallito l’ingresso alla fase a gironi della Champions, è da giovedì sera prima nel suo gruppo di Europa League. L’Inter, 2 ko in 2 partite, è ultima nel suo. Ma il 4 a 0 servito dei giallorossi contro l’Astra e il 3 a 1 subìto dai nerazzurri a Praga contro lo Sparta non fanno testo. De Boer è pronto a cambiare per sette-undicesimi la formazione di partenza, ripresentando i migliori o comunque i più affidabili per il suo 4-2-3-1: Ansaldi, Miranda, Santon, Medel, Joao Mario, Perisic e Icardi. Già contro la Juve, dopo la prima sconfitta in coppa, il tecnico olandese ha mostrato di essere capace di cambiare rotta in poche ore. Spalletti, dal canto suo, è deciso ad azzerare ogni gerarchia per non farsi trovare impreparato. Ha studiato, in questi giorni, i giusti correttivi, annunciati a Torino dopo l’angosciante prestazione contro i granata di Mihajlovic. Non ha però dato indicazioni nel match contro i campioni di Romania. L’unico esperimento mirato a questa gara di campionato è stato il ritorno di Juan Jesus a sinistra, per avere un difensore di ruolo in più e un terzino d’attacco in meno. Se il toscano deve proprio far giocare sia Florenzi che Peres, li può mettere, uno in fila all’altro, sulla fascia destra, per essere sempre coperto quando attacca da quel lato Perisic.
RITORNO AL PASSATO – Il 4-2-3-1, come nella sua prima e felice avventura nella capitale, sembra essere tornato il sistema di gioco preferito. E il più semplice da modificare in corsa, passando al 4-1-4-1 o al 4-2-4. A Spalletti piace sia con Dzeko che senza. Il centravanti, escluso contro l’Astra, rischia di saltare la seconda partita di fila. Come è spesso accaduto pure nella scorsa stagione. Senza prima punta la Roma è stata comunque efficace, tanto da chiudere con il miglior attacco della serie A (83 gol). Dopo 6 partite di questo torneo, anche grazie alle 4 reti di Dzeko (sempre a segno all’Olimpico, tra l’altro: contro l’Udinese, la Sampdoria e il Crotone), è ancora al top (14 gol, gli stessi del Napoli). La scelta della formula, dunque, avrà in ogni caso i pro e i contro. Se non gioca il centravanti, avanza Florenzi (El Shaarawy non sta benissimo: fastidio alla caviglia). Dentro i contropiedisti (ecco spiegata tatticamente la possibile rinuncia, in partenza, a Totti) per rispondere al pressing alto dell’Inter. Nainggolan, sia nel 4-2-3-1 che nel 4-2-4, sarà il centrocampista più offensivo. A coprirgli le spalle De Rossi (anche se Paredes spera nella conferma) e Strootman.
(Il Messaggero – U. Trani)
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