Nell’ultima assemblea degli azionisti della As Roma scoppia la bagarre sullo stadio di Tor di Valle. A testimoniarlo è il verbale – appena depositato – dell’assise, risalente all’inizio di aprile e convocata con l’obiettivo di prendere tempo sul problema delle perdite. Queste ultime, infatti, posizionandosi alla fine dell’anno scorso a quota 48,7 milioni, hanno fatto di nuovo suonare il campanello dell’articolo 2446 del codice civile, che impone all’assemblea di prendere provvedimenti quando il “rosso” supera un terzo del capitale. Alla fine, però, come da proposta del consiglio di amministrazione della società giallorossa, i soci hanno deciso di rinviare la questione all’assemblea di approvazione del bilancio di fine esercizio (al 30 giugno), che si terrà in autunno.
Al di là della situazione strettamente finanziaria della società, tra gli argomenti dell’assemblea un posto speciale lo ha occupato lo stadio di proprietà. Il fatto è che l’impianto non sarà della società calcistica, bensì dei suoi soci di riferimento, ossia gli americani rappresentati dal presidente James Pallotta e riuniti nei veicolo Neep Roma Holding. In assemblea, tanto per incominciare, il dg della Roma, Mauro Baldissoni, ha replicato a tutta una serie di quesiti e richieste di chiarimento da parte di Consob, utilizzando in sostanza gli stessi argomenti dei comunicati già pubblicati e senza aggiungere nulla di nuovo. Per quanto riguarda lo stadio, è stato ribadito che gli impegni finanziari per le attività legate alla nuova struttura sorgeranno in capo alla società Stadio Tdv spa, detta anche Stadco, che si occuperà della progettazione, del finanziamento, della realizzazione e della gestione dell’impianto. A sua volta, la Stadio Tdv o Stadco che dir si voglia è posseduta al 100% da Neep Roma Holding spa, vale a dire il veicolo azionista di riferimento della As Roma composto dai soci americani rappresentati dal presidente Pallotta. In altri termini, è stato ribadito che lo stadio sarà di proprietà non già della Roma bensì dei soci statunitensi.
Su questo tema, Walter Campanile, rappresentante dell’associazione di piccoli azionisti della società giallorossa MyRoma, si è sbizzarrito. Obiettivo dell’intervento, in particolare, è comprendere quali saranno i benefici che la Roma trarrà dalla nuova struttura. Campanile chiede perciò ragguagli su quanto esposto nell’allegato “c” dello studio di fattibilità dello stadio, secondo cui alla società calcistica andrebbe il diritto del ticketing per gli eventi della As Roma, i ricavi dei tour e il 10% del margine operativo netto su tutti gli eventi non organizzati dalla società. Anche l’azionista Mario Staderini, nel suo intervento, tira in ballo lo stadio, sottolineando, tra le altre cose, che la Roma “non ne sarà proprietaria, non spenderà denaro per costruirlo, né lo gestirà, ma semplicemente avrà un contratto di affitto con la possibilità di ottenere alcuni ricavi”.
La questione della proprietà dello stadio fa imbufalire il dg Baldissoni. Che, al momento di replicare ai piccoli soci sull’impianto sportivo, spera “di riuscire a chiarire la situazione una volta per tutte. Non esiste – tuona – una società di Pallotta; anche la Roma è una società di Pallotta se vogliamo considerarla così”. E ancora: “La Roma poche settimane fa è andata a giocare a Lione, dove è stato realizzato un nuovo stadio, inaugurato per il campionato europeo e molto bello. Tutti hanno fatto i complimenti per lo stadio del Lione ma nessuno ha mai pensato che potesse essere considerato lo stadio di Jean-Michel Aulas, che è il presidente del Lione. Eppure la struttura societaria è assolutamente identica a quella della Roma; come è anche identica a quella dell’Arsenal, dove sotto una holding che controlla le azioni della società di calcio c’è simmetricamente una società che si occupa della realizzazione dello stadio. Questa – prosegue il dg del club giallorosso – è una necessità tecnica giuridico-finanziaria tipica di qualsiasi project financing per consentire di realizzare un’infrastruttura così grande, con un finanziamento corposo che sia ottenibile a prezzi di mercato (…). E’ stato fatto l’esempio del Lione e dell’Arsenal, ma potrebbe farsi l’esempio di una qualsiasi grande altra opera infrastrutturale, come una centrale elettrica, realizzata attraverso delle società veicolo per consentirne la costruzione prima della produzione di ricavi in ripagamento del debito; sarebbe dunque come dire che quella centrale non è di Enel o di Acea ma di una società veicolo o del socio di riferimento della società, ma evidentemente non sarebbe corretto”. Da rilevare che lo Juventus Stadium, tuttavia, è di proprietà dell’omonima squadra bianconera, tra l’altro fresca di sconfitta proprio contro la Roma.
Detto ciò, Baldissoni confida “di aver chiarito il concetto della proprietà e della riconducibilità ad As Roma dal punto di vista sostanziale dell’opera in costruzione”. Quanto ai rapporti tra la Roma e la società Stadco, il dg del club giallorosso spiega che “vi sarà un accordo che disciplinerà la condivisione dei ricavi che saranno generati; questo perché una quota di tali ricavi resterà in capo alla società che realizzerà lo stadio al fine del ripagamento del suo debito, quindi è la quota che servirà al rimborso degli interessi; il resto ovviamente sarà di pertinenza della Roma perché lo Stadio senza la Roma non può esistere. Pur comprendendo le richieste degli azionisti, l’accordo oggi non c’è perché non è ancora terminata la fase autorizzativa e, quindi, non è ancora entrata in vigore la fase di costruzione e di definizione di quello che è il business plan della realizzazione dello stadio. In buona sostanza, attualmente non vi sono gli elementi che saranno necessari per definire questo accordo di condivisione e di gestione”.
Baldissoni torna pochi minuti dopo sulla questione, per rispondere più specificamente a Campanile di MyRoma. “La Roma – afferma – è estranea all’impegno finanziario della costruzione del nuovo stadio, ma ciò non significa che non abbia un interesse e un beneficio diretto dalla costruzione stessa, che viene realizzata da una società sorella all’interno della stessa holding, come hanno fatto il Lione e l’Arsenal”. Si inserisce nell’animata discussione poi l’azionista Fabio Palma, che ammette di essere un inguaribile ottimista e di essere “convinto che un domani lo stadio della Roma sarà veramente della Roma”. In attesa che si possa realizzare questo sogno, val la pena sottolineare che, a oggi, se mai dovessero entrare nuovi azionisti nella società dello stadio, a incassare il pagamento sarebbero i soci americani (se venissero rilevate le loro quote o una parte) o la società dello stadio (in caso di ingresso attraverso un aumento di capitale). Non la Roma.
(Businessinsider.it – C. Scozzari)
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