Alessandro Florenzi

(Il Messaggero – U. Trani) Il Verona di oggi, penultimo e con la peggior difesa della serie A (11 gol subiti), va considerato vulnerabile e quindi, nella qualità degli interpreti, inferiore alla Roma. Ma sarebbe sbagliato sminuire, guardando solo alla fragilità della formazione di Pecchia, l’ultima prestazione dei giallorossi. Che è stata comunque di sostanza. E soprattutto preziosa. Per il futuro più che per il presente. E va, dunque, celebrata soprattutto per due motivi: 1) finalmente i ricambi, non le riserve (ha fatto bene Di Francesco, dopo il match, a chiarire che sono titolari come gli altri), sono di primo piano e non comparse come nelle ultime stagioni; 2) i principi del sistema di gioco, introdotti dal nuovo allenatore, cominciano a esaltare le caratteristiche dei giocatori che, vedendo i movimenti in campo, sembrano aver capito quale sia la traccia da svolgere.

CORSIA PER IL DECOLLO – Il turnover contro il Verona ha coinvolto mezza squadra che, con 5 cambi dopo il pari contro l’Atletico, non ha smarrito la sua identità. Di Francesco, fiero del raccolto con la rotazione extralarge, ha preso atto di quanto la catena di destra, rinnovata nei tre interpreti (al debutto in contemporanea dal primo minuto in questa stagione), abbia alimentato il sistema di gioco. Più efficace e anche più bilanciato. Ad esempio, in 2 delle precedenti 3 partite, quelle del via in campionato contro l’Atalanta e dell’esordio in Champions contro l’Atletico, la Roma ha chiuso calciando solo una volta nello specchio della porta. Sabato sera sono stati 30 i tiri totali, mai accaduto con Spalletti (ultima volta più di 4 anni e mezzo fa). Florenzi, Pellegrini e Under hanno insomma lavorato in proprio e per la squadra. Da quel lato i giallorossi hanno vinto la partita, sfruttando i movimenti giusti dei tre. Under, accentrandosi per creare spazio, ha favorito lo slittamento a destra di Dzeko che ha iniziato l’azione della prima rete di Nainggolan e più tardi l’inserimento di Florenzi che, sterzando sul fondo per liberarsi di Valoti, ha pennellato il cross per il raddoppio del centravanti. Il dinamismo di Pellegrini, il più abituato alle linee guida dell’allenatore, ha permesso proprio a Florenzi e Under di dettar legge a destra. Il centrocampista è stato il primo riferimento dei due esterni. E al tempo stesso ha aiutato i compagni a tenere vicini i reparti. Perché, oltre a verticalizzare in prima persona e a velocizzare il palleggio, ha partecipato alla fase difensiva. Aggredendo alto e coprendo in mezzo e di lato.

AMPIA SCELTA – Aspettando Karsdorp, Di Francesco se si volta a destra sembra sentirsi più sicuro. Con Florenzi che, partendo terzino, gioca pure da centrocampista e ala nella stessa partita (Peres è la prima alternativa, ma meno completa), proprio come piace al tecnico. E con Pellegrini, almeno il dodicesimo uomo per la conoscenza già approfondita dell’idea di calcio del tecnico allenatore. La novità è Under. Defrel gli sta davanti solo perché già svezzato. Ma presto pure Schick, in rampa di lancio sulla stessa fascia.



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