Poteva andare peggio (il Manchester City di Guardiola), poteva andare meglio (Borussia Mönchengladbach), alla fine per la Roma può andar bene così: l’avversario nel play off di Champions League sarà il Porto (andata il 17 agosto a Oporto, ritorno all’Olimpico il 23 agosto). Peggio di sicuro è andata al Sassuolo, che per debuttare nel tabellone principale di Europa League deve superare la Stella Rossa di Belgrado (il 18 in casa, il 25 in Serbia).
Il Porto è ovviamente lontanissimo da quello che nel 2004, allenato da Mourinho, vinse la Coppa, ma è perfettamente inserito nella mentalità della competizione, dove da quella vittoria in poi è sempre stata presente, anche se con risultati certo inferiori: nella scorsa edizione finì terzo nel girone dietro Chelsea e Dinamo Kiev e in Europa League perse subito col Borussia Dortmund. Se è ormai antiquariato la Coppa di Mourinho, è archeologia il solo precedente: non esiste più neanche la Coppa delle Coppe, dove nel 1981-82 agli ottavi il Porto vinse 2-0 e a Roma fece 0-0.
Spalletti non sottovaluta l’avversario, ma sprona tutti a farcela: «Per i valori in campo e per tutto, vale più di un preliminare. Dobbiamo farci trovare subito pronti. Sarà una partita fondamentale per la Roma e l’ambiente. Ci saranno difficoltà oggettive con un avversario che ha tradizione e qualità importanti nella squadra. Ma la Roma è costruita per giocare contro avversari così. Conosco il loro stadio, so quanto è caldo, ma lo sarà anche l’Olimpico. Noi dovremo spingere subito sull’acceleratore».
I portoghesi sono in trasformazione a partire dall’allenatore: Nuno Espírito Santo (ex Valencia) ha preso il posto di Julen Lopetegui, ora commissario tecnico spagnolo. Il nuovo allenatore ha cercato di investire sulla difesa, ma giusto ieri Alex, stopper scaricato dal Milan, non ha passato le visite mediche per problemi alla cartilagine del ginocchio. Ora si spera in Mariano Diaz, 23enne del Real Madrid. Per intanto l’acquisto di punta è il terzino sinistro, ex Inter, Telles. Uno dei tanti acquisti dell’Inter poi senza feeling con Mancini. Ma è già una vittoria aver tenuto Hector Herrera, talento di centrocampo a lungo concupito dal Napoli. L’altra stella è sempre in mezzo, Danilo Pereira, campione d’Europa ma titolare solo nell’1-1 con l’Islanda. Si giocherà all’Estádio do Dragão di Oporto, che agli italiani ricorda un gol di tacco di Ibrahimovic all’incrocio negli sciagurati Europei 2004.
Evoca cose brutte (la finale Ajax-Juventus di Coppa Campioni 1973, decisa da un veloce gol di Rep), orrende (Donadoni che si rompe una mandibola e rischia la morte per soffocamento) e bellissime (il Milan salvato dalla nebbia e che da lì inizia l’epopea di Sacchi) il Rajko Mitic di Belgrado, per tutti il Marakanà per calore e capienza. È lì che il Sassuolo giocherà il ritorno. I campioni di Serbia hanno perso il preliminare di Champions coi bulgari del Ludogorets e sembrano temibili più fuori che dentro il campo. Vedi alla voce Ivan il Terribile. Anche se l’Ad emiliano Giovanni Carnevali è sereno: «Il 3-0 col Lucerna ci dà forza. Anche loro dovranno preoccuparsi di noi».
(La Repubblica – L. Bolognini)
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