NOTIZIE CAGLIARI-ROMA 2-2 – A sei giorni dalla prima in campionato, a Verona, la Roma è (ancora) questa: manca almeno un centrale difensivo, c’è un terzino (destro) titolare ma che è dato partente e un centravanti nel pieno del vortice di mercato. A Cagliari, primo test con una squadra della stessa categoria (presenti alla Sardegna Arena circa mille tifosi, con obbligo di mascherina) e ultima occasione per provare il gruppo in vista di Verona. Aspettando rinforzi in questa settimana, forse Smalling. Almeno Smalling. Perché il problema vero oggi è la difesa, che manca di uomini, per il momento si regge sulle fragilità di Ibanez e su un modulo (a tre) che aspetta l’elemento centrale e Cristante lì appare di passaggio.
Una difesa che incassa gol (ieri a Cagliari, due), evidenziando gli antichi guai. Primo tempo bruttino e pieno di errori, meglio il secondo, con tanto di rimonta e qualche giocata di alto livello dei soliti noti. Confusione in difesa, dicevamo: Fonseca parte con i tre dietro (Mancini, Cristante e Ibanez) e poi torna a quattro: incassa due reti nel primo tempo, specie il secondo è comico, con palla alta e tutti fermi. E il portiere, Pau Lopez, lì, immobile, a guardare. Bravo, invece, lo spagnolo nella ripresa, a salvare il risultato dopo la rimonta.
Fonseca lancia la squadra per Verona: dentro anche Dzeko, che ha raggiunto il gruppo a Cagliari perché trattenuto dalla nascita della figlia Dalia. Paulo si coccola Edin e Veretout, che non vorrebbe perdere da qui in avanti. Ma il mercato è aperto e non si esclude nulla. La Roma fragile e spaesata del primo tempo, si trasforma nella ripresa con l’ingresso di Under e il ritorno al 4-2-3-1. Proprio il turco – pure lui promesso partente – riapre la partita, chiudendo un’iniziativa di Mkhitaryan e Spinazzola da sinistra, mentre il pari arriva da destra, con incursione di Karsdorp e palla messa in rete dall’armeno.
Dopo il pari, molti cambi (Perotti entra e riesce per un infortunio muscolare, Di Francesco manda in campo il nipotino di Bruno Conti, cioè Bruno Conti) ma le risposte ormai il tecnico le aveva ricevute. Sa che può contare su un reparto offensivo folto, un centrocampo degno, ma che in difesa c’è molto da lavorare. Karsdorp oggi è il titolare di destra ed è dato in partenza: se a Verona non dovesse esserci, l’alternativa – in assenza di Peres – si chiama Santon, o il giovane e bravo Calafiori (con lo spostamento di Spina a destra).
L’impressione è che l’olandese resisterà almeno fino alla prima di campionato. Il dubbio, ora, non avendo Smalling è se continuare a insistere sui tre o tornare a quattro, evitando di esporre Cristante (e non solo lui) a brutte figure. Il vero nodo è lì, anche perché sul resto non ci sono grossi dubbi. Under in questo momento è il naturale vice Zaniolo (che si opera oggi in Austria) che rivedremo forse a marzo/aprile; al centro del campo, al netto delle operazioni fulminee di mercato, ci sono gli intoccabili Veretout e Diawara.
Dzeko (tormentato dalle scelte sul suo futuro) c’è e per ora Fonseca non lo molla, lo cambierebbe solo con Milik, così come ci sono Pellegrini e Mkhitaryan, quest’ultimo – gol a parte – è apparso anche in buona condizione. A fine partita Fonseca si accontenta. Per ora. «La squadra non è chiusa, ci sono giocatori che devono uscire ed entrare. Stiamo cercando le migliori soluzioni per la squadra. Ci servono calciatori». «Friedkin? L’impressione è stata molto positiva, è importante averlo vicino alla squadra. Loro sono molto motivati. La difesa a 4? La squadra deve saper giocare in più modi». Chiaro: servono gli interpreti giusti.
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