Rassegna stampa
Roma, frenata Champions
ULTIME NOTIZIE AS ROMA PARMA – Gioco verticale batte gioco orizzontale 2-0. Questo, in estrema sintesi, il nocciolo di una partita che il Parma strappa alla Roma aggrappandosi all’entusiasmo e alla freschezza dei giovani, alla saggezza tattica (mai concesso il fianco al contropiede avversario) e alla superba prestazione in fase difensiva, scrive La Gazzetta dello Sport.
Così per i crociati arriva una vittoria che mancava dal 30 novembre 2020, quando andarono a sbancare Marassi contro il Genoa, e questi tre punti sono aria nei polmoni per la volata-salvezza. I giallorossi, invece, frenano nella ricorsa alla zona Champions, vittime di un’esasperante lentezza in fase di costruzione e di rifinitura.
A tratti, quella di Fonseca sembra una squadra portoghese degli anni Settanta-Ottanta: tanti passaggini orizzontali, tanto possesso-palla, tanti ghirigori, però mai nessuno che si assuma la responsabilità di azzardare un dribbling, di tentare la verticalizzazione, di andare oltre il semplice compitino.
A costringerli in questa inutile gabbia, dentro la quale si scambiano il pallone mille volte senza mai trovare la via d’uscita, è anche l’atteggiamento del Parma che crea un imbuto davanti alla propria area di rigore, con Brugman che si abbassa opportunamente sulla linea dei difensori, e lì dentro, come pesciolini poco abituati a stare in mezzo alla corrente, finiscono i vari El Shaarawy, Pedro, Pellegrini e Dzeko.
Occasioni create, pochissime: una punizione di Pellegrini nel primo tempo sulla quale Sepe si distende in tuffo, una conclusione di El Shaarawy in avvio di ripresa e una rasoiata di Carles Peres, nell’ultimo tratto di gara, sulla quale il portiere del Parma vola e devia in angolo.A fare la differenza è la determinazione dei ragazzi di D’Aversa che vogliono a tutti i costi andarsi a prendere la gloria. Arrivano primi su tutti i palloni, sulle ribattute, vincono i contrasti e sgommano in velocità oltre le linee avversarie.
Il primo gol, all’alba della partita, è un esempio di semplicità, e dunque di efficacia: lancio in verticale di un difensore (Osorio) per l’ala destra (Man) che supera nell’uno-contro-uno il controllore giallorosso (Kumbulla), crossa a centro-area e trova un compagno liberissimo (Mihaila) che spedisce in rete. Tre tocchi del pallone e un gol. Dall’altra parte, invece, cioè in casa Roma, non si arriva al tiro nemmeno dopo una sequenza di venti passaggi.
I due esterni offensivi, Pedro ed El Shaarawy, sono sempre costretti a scegliere l’interno del campo per giocare e qui vengono puntualmente respinti indietro. Dzeko, nella tenaglia Osorio-Bani, ha poche possibilità di accendersi, a prescindere da una condizione fisica piuttosto deficitaria.
La vivacità del Parma prosegue anche nella ripresa. Man si vede ribattere un tiro da due passi da Pau Lopez e poi Pellé, con mestiere e intelligenza, va a procurarsi un rigore che Hernani trasforma. Ma nell’occasione dell’azione di Pellè sono da evidenziare l’ingenuità di Ibanez, che commette il fallo, e la presunzione dei giallorossi che, in fase di costruzione, non danno protezione alla difesa.
E se per caso si perde il pallone, come è avvenuto? La sconfitta è figlia di questo atteggiamento che, a volte, appare supponente: per affrontare il nemico e sfidarlo nell’uno-contro-uno servono spirito di sacrificio e grinta, qualità che la Roma al Tardini non mette mai in mostra.
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