La valigia è fatta, il volo prenotato, l’approccio è giusto: «Non vedo l’ora di cominciare». Gerson ha percepito di essere preceduto dalla sua stessa fama. A soli 18 anni è stato pagato non come una promessa ma come una certezza: 16,6 milioni. E adesso, mentre gli anni sono diventati 19, deve ricambiare le aspettative. Sbarcherà a Roma sabato, accompagnato dal vivace padre Marcao, per la presentazione ufficiale e per cominciare la stagione con la squadra che ha scelto per il lancio europeo. Poi potrebbe assentarsi per un mese causa Olimpiadi, se il nuovo ct brasiliano Tite lo vorrà a Rio.
ELOGI – A Trigoria lo hanno già sovraccaricato di responsabilità con le parole. «Abbiamo preso il miglior centrocampista Under 20 del mondo» ha assicurato il dg Baldissoni. E Sabatini, che lo ha strappato al Barcellona dopo una negoziazione lunga e articolata, ha fatto in modo di prevenire ogni obiezione nei giorni scuri d’inverno: «Da quando è tornato in prestito al Fluminense sta giocando male ma vedrete quanto è forte. Poi sarà Spalletti a decidere che spazio dargli».
INGRESSO – Si presenta a Roma dopo un mese e mezzo di vacanza, perché dal 21 maggio il Fluminense non l’ha più convocato. Dunque avrà energie da spendere. Semmai il problema iniziale sarà l’adattamento alla lingua e al nuovo calcio ma Gerson, dal Brasile, ha fatto capire di essersi preparato: «Sto studiando l’italiano e conto di ambientarmi in fretta con l’aiuto dell’allenatore e dei miei compagni».
DUTTILE – Dove collocare Gerson per caratteristiche tecniche e tattiche? Spalletti lo ha visto in qualche allenamento a gennaio ma ancora deve farsi un’idea della sua utilità. Di sicuro si tratta di un centrocampista di qualità, mancino di piede, bravo nel palleggio e nel tiro dalla distanza, rapido in progressione e svelto nel dribbling. Un anarchico di talento, quindi, tutto da inquadrare nell’idea di gioco sviluppata dalla Roma della seconda parte della scorsa stagione. Secondo il padre, Gerson può fare il trequartista, l’esterno offensivo o addirittura il regista. Nell’ultimo ruolo sarebbe un ideale erede di Pjanic, che Spalletti aveva arretrato di qualche metro nello scacchiere tattico proprio con la prospettiva di affidargli l’organizzazione del gioco. Magari lo potrebbero affiancare due centrocampisti muscolari e dinamici, come Strootman e Nainggolan. Da trequartista invece renderebbe fluido il sistema 4-2-4, varato con successo da Spalletti nel derby e più volte riproposto nel finale di campionato. Da esterno d’attacco infine, potrebbe rappresentare una valida alternativa per El Shaarawy, in un 4-3-3 o in un 4-2-3-1. Basta non pretendere che si comporti subito da fenomeno: ha giocato un solo campionato in carriera, a ritmi sudamericani. Dovrà lavorare sodo, costantemente, per essere subito all’altezza della Roma.
(Corriere dello Sport – R. Maida)
FOTO: Credits by Shutterstock.com
© RIPRODUZIONE RISERVATA