(Gazzetta dello Sport – M. Cecchini) Che dite se la leggessimo così? Proprio quando la grammatica del campionato va a gambe all’aria e la sintassi del turnover si scopre lacunosa, è come se la Roma decidesse: proviamo a giocarcela così, con le regole nostre. Regole romane; anzi, romaniste. E allora dentro gli equivalenti – in ordine cronologico – di Giuseppe Gioachino Belli, Trilussa e Cesare Pascarella. Traduzione: calcisticamente parlando, domani contro il Barcellona spazio perciò dal primo minuto a Daniele De Rossi, Alessandro Florenzi e Lorenzo Pellegrini. Come dire, un’iniezione di sangue di casa nella squadra titolare che provi a specchiarsi con gli altri, cioè con quei 60.000 attesi per riempire l’Olimpico e ricreare qualcuna delle notti magiche della storia giallorossa.
ECCO PALLOTTA – Ce n’è bisogno, perché a complicarsi non è solo la qualificazione alle semifinali di Champions – c’è da ribaltare il 4-1 dell’andata con la partita perfetta – ma anche la corsa in campionato. Perché, se è vero che l’Inter ha inciampato a Torino, la Lazio si è imposta a Udine, agganciando la Roma al 3° posto proprio alla vigilia del derby. Insomma, come direbbe Mao Tse Tung, «c’è grande confusione sotto al cielo», ed a vedere di mettere un po’ d’ordine da oggi c’è anche il presidente Pallotta, che vedrà di sicuro il match col Barcellona (in compagnia di un ospite di prestigio, Alex Ferguson) e forse anche il derby (ma senza certezze).
AMAREZZA DI FRA – Sarà l’occasione giusta anche per parlare con Eusebio Di Francesco, apparso molto amareggiato dopo la sconfitta contro la Fiorentina, la settima interna stagionale. Tra l’altro, ha colpito tutti le critiche a 360°: «Sono arrabbiato con me stesso e con la squadra. Si vincono le partite durante la settimana lavorando costantemente e non in maniera alterna». Ovvio che non è questo il momento per dividersi, ma da sabato sera la tensione a Trigoria è cresciuta, perché (al netto delle assenze) neppure i dirigenti si aspettavano un calo così vistoso. Di buon auspicio comunque c’è anche altro. Ad esempio che nelle partite europee di questa stagione la Roma in casa non ha subito neppure un gol.
FUTURO DA SCRIVERE – Sarà per questo che tutti si aspettano come il rientro di capitan De Rossi porti più geometrie e copertura alla retroguardia, quello di Florenzi più vivacità sulla fascia e quello di Pellegrini maggior brio nel pressing in mediana e nelle ripartenze a campo aperto. Tre cuori romani per accendere una partita che il Barcellona, sulla carta, dovrebbe provare ad addormentare, forte del risultato dell’andata. E se sul romanismo dei tre «poeti» non c’è nulla da dubitare, un’altra cosa che li accomuna è un futuro tutto da scrivere. Vero che De Rossi ha ancora un anno di contratto, ma non è escluso che i top club degli Stati Uniti possano rifarsi sotto per convincerlo a tentare un’esperienza nella Mls. Discorso diverso per Florenzi, che da mesi è alle prese con un rinnovo di contratto – in scadenza nel 2019 – in cui la forbice tra domanda e offerta è ancora sensibile. L’ultima incognita è per Pellegrini, che ha una clausola di rescissione abbastanza bassa, ma destinata a salire con la lievitazione delle presenze, passando da 25 milioni a circa 30. Ovvio che cifre del genere non spaventano le società interessate al giocatore, per il quale in estate potrebbero cantare sirene. Morale: la qualificazione in Champions per la Roma (anche a prescindere dal Barça) diventa chiave per l’avvenire. E se il calcio è poesia, chissà che i versi giusti non siano scritti in romanesco.
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