Il veleno è in coda. In quei 3 minuti a ridosso della doccia che consentono all’Austria Vienna di segnare i due gol che inchiodano la partita su un 3-3 destinato a far male solo al cuore della Roma, in testa solitaria del suo girone di Europa League fino a pochi metri dal filo di lana e invece ora solo a pari merito con la squadra danubiana, che alla doppietta di El Shaarawy e alla rete di Florenzi risponde con i gol di Holzauserh, Prokop e Kayode, spegnendo l’entusiasmo di uno stadio semivuoto, ma animato dai circa duemila tifosi austriaci.
TOTTI 100 – La festa per la presenza numero 100 Totti in Europa viene quindi rovinata nel modo più inaspettato, così come quella del Faraone, fondamentale nel ribaltare un match fin dall’avvio niente affatto scontato, visto che l’Austria Vienna va addirittura in vantaggio. Le buone notizie per Spalletti, comunque, fino a quel momento non vengono solo dal risultato, ma anche dalla prestazione di alcuni giovani che potrebbero essere il futuro prossimo della Roma. Parliamo di Paredes e Gerson (il brasiliano all’esordio da titolare all’Olimpico) che ben figurano nella mediana, impostata su un 4-2-3-1 speculare al sistema di gioco viennese, anche se col passare dei minuti – grazie al movimento di Totti e Nainggolan – si delinea spesso anche come 4-2-4. Un centrocampo di palleggiatori, ovviamente, qualcosa concede al filtro (e lo si vedrà bene nel finale), tant’è che la squadra di Fink, approfittando della pessima giornata di Juan Jesus, affonda spesso sulla destra grazie a Venuto, su cui spesso si appoggiano Grunwald e lo stesso centravanti Kayode.
EMOZIONI – Come si capisce, l’Austria Vienna non viene solo per difendersi, anche se questo favorisce le ripartenze negli spazi dei giallorossi, spesso orchestrati proprio dai due baby della mediana. Ne viene fuori un primo tempo vivace, nobilitato da tre gol di ottima fattura in 18 minuti. Infatti, dopo una sgroppata in dribbling di Venuto conclusa con un tiro fuori (4’) e una conclusione di Florenzi deviata in angolo da Almer, cominciano i fuochi artificiali. Da una palla persa da Juan Jesus, nasce il cross di Kayode che innesca il gran sinistro al volo di Holzauserh (16’). Passano solo tre minuti, però, quando un grande assist di Gerson innesca la corsa di El Shaarawy, bravo a battere Almer con un pallonetto. Di lì a pochissimo il portiere è costretto ad uscire per un serio infortunio al ginocchio, e quindi, al 34’, a capitolare tocca al sostituto Hadzikic, impotente sulla nuova conclusione del Faraone innescato da Totti, dopo che Florenzi aveva rubato palla a Felipe Pires. L’Austria Vienna accusa il colpo, ma ci vuole un buon riflesso del portiere Alisson per dire di no a un gran tiro di Venuto, bravo ancora una volta ad incunearsi in area dalla destra.
GIOIELLO FLORENZI – Nella ripresa, la Roma si abbassa e non va più alla caccia della palla in pressing come nella prima frazione. Le praterie che ha davanti, però, le consentono di ripartire sempre pericolosamente – con Salah in posizione di finto centravanti – finché al 25’ un nuovo assist di Totti di esterno destro non pesca sul vertice dell’area piccola Florenzi, che segna con un gran tiro al volo. Partita finita, sembrerebbe, e questo è il senso dei cambi che fa Spalletti, visto che Manolas e Fazio paiono controllare abbastanza bene la vena di Kayode e degli esterni che tagliano verso il centro.
FINALE AMARO – Ma la beffa è dietro l’angolo, perché su due palle messe al centro della sinistra Prokop prima (37’) e lo stesso Kayode poi (39’) puniscono la deconcentrazione dei difensori e l’indecisione di Alisson. E’ il pareggio amarissimo, che certifica come la Roma sia sempre vulnerabile in Europa (in 33 delle ultime 35 partite ha subito almeno un gol) e che i ragazzi di Spalletti siano abilissimi a rimontare (Sampdoria) come a farsi rimontare (Porto in trasferta e Cagliari). Pregi e difetti inevitabili, forse, per una squadra bella e imperfetta.
(Gazzetta dello Sport – M. Cecchini)
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