Josè Mourinho

AS ROMA NEWS MOURINO – È bastato il pareggio di Udine per incupirlo nuovamente. Perché poi, al di là del conciliante post-gara domenicale, Mourinho è il primo a sapere che l’ottavo risultato utile consecutivo conta poco se la Juventus, in ottica Champions, è volata ormai a +8. Lui gioca per vincere. O almeno per competere. E non poterlo fare gli procura fastidio, scrive Il Messaggero.

Come non gradisce affrontare pubblicamente questioni extra sportive: «Di politica non parlo, mi interessa ma non ne parlo. Ripeterò però ogni giorno stop alla guerra. A questa e a tutte le altre». Pragmatico e concreto. Come dovrebbe essere, in altri contesti certamente più frivoli, l’obiettivo Conference.

Traguardo sportivo reale, tangibile, distante soltanto 7 gare che non va dunque snobbato. Nemmeno se all’orizzonte c’è il derby: «L’unica partita che mi interessa è il Vitesse, non la Lazio – chiarisce – Se vinciamo o pareggiamo siamo ai quarti di finale, se perdiamo siamo fuori. Non mi interessa altro, penso solo a questa gara». Non è il solito modo di dire. Lo pensa veramente. Anche perché, nonostante la modestia palesata dagli olandesi nella partita d’andata, il vantaggio di un gol non lo mette a riparo da brutte sorprese: «Ad Arnhem abbiamo giocato per vincere, come fosse una gara secca. E faremo lo stesso all’Olimpico, anche se ci potrebbe bastare il pareggio per passare il turno».

Qualche calcolo del resto è inevitabile. Anche perché José è il primo a sapere che la Roma palesa delle difficoltà evidenti a giocare tre gare in una settimana. Anche in un girone con avversarie di livello inferiore, i giallorossi hanno spesso perso punti nel match seguente disputato in campionato. In totale, sono stati 9 gli impegni di coppa (Italia e Conference) infrasettimanali ai quali sono seguite in campionato 4 vittorie, 3 pareggi e due sconfitte per un totale di 15 punti conquistati sui 27 a disposizione. Gli ultimi due lasciati per strada sono stati quelli di Udine che hanno di fatto estromesso Zaniolo e compagni dalla corsa alla Champions.

A proposito di Nicolò: «Ma perché mi chiedete proprio di lui, se gioca o non gioca? Sono curioso – incalza l’interlocutore – perché Zaniolo e non un altro? Ha già riposato 25 minuti ad Arnhem». E poi altrettanti a Udine, domenica scorsa. E allora sarà in campo? «Questo non lo so», dribbla la questione. Che tuttavia rimane aperta. Stavolta il talento azzurro potrebbe partire dalla panchina e dar vita ad una staffetta con Felix.

Mini turnover all’orizzonte: «Rispetto a Udine cambio Oliveira e Mancini, tornano Kumbulla e Mkhitaryan». Inevitabile visto che i primi due sono squalificati. Oltre a Zaniolo dubbi a sinistra: Zalewski dovrebbe essere confermato. In mezzo Veretout spera in una chance. Certamente giocherà Abraham anche perché se non segna lui, sono guai: «L’attacco, tolto Tammy, segna poco? Io però vi chiedo: sono giocatori che hanno sempre segnato tanto e adesso non segnano o sono giocatori che non hanno mai segnato in carriera? Non stiamo parlando di Lewandowski che prima segnava e adesso non segna. È un problema di qualità e non di profitto».

I numeri del resto sono impietosi: a fronte delle 20 reti stagionali del centravanti inglese, l’intero reparto offensivo (Zaniolo, El Shaarawy, Perez, Shomurodov e Felix) ne ha segnate poco più della metà (12). Fortuna vuole che in difesa la Roma soffra molto meno rispetto all’inizio dell’anno.

Merito anche di Rui Patricio: «Sto attraversando un buon momento di forma ma ciò che conta è vincere le partite – spiega il portiere – A partire da quella contro il Vitesse. Possiamo arrivare lontano, ma dobbiamo crederci». Appello che non va rivolto di certo ai tifosi. Anche di giovedì sera, con il derby alle porte e contro un avversario dal modesto appeal (che sarà seguito da 800 olandesi, c’è allerta), riempiranno lo stadio. Sono attesi in 40mila. Loro, vincono sempre. A prescindere.



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