In Emilia, sotto il sole, parte il conto alla rovescia. Il pomeriggio al Dall’Ara è la prima delle ultime 8 tappe: la Roma conosce bene il suo percorso. Perché, sul traguardo, deve arrivare almeno da seconda, per non rovinarsi la prossima estate con il nuovo play off di Champions che alimenta solo il brutto ricordo di quello di agosto con il Porto e per non pregiudicare anche la stagione che verrà con il pericolo del ridimensionamento della rosa già quest’anno incompleta nei ricambi principali. Il calendario, in alternanza trasferta/casa, propone il Bologna (oggi alle ore 15), l’Atalanta, il Pescara, la Lazio, il Milan, la Juventus, il Chievo e il Genoa. I 4 punti di vantaggio sul Napoli terzo non bastano sentirsi al sicuro: i giallorossi, pure guardando alla Juve capolista, hanno il dovere di raccogliere il maggior numero di successi, magari con l’enplein nei primi 3 match della serie, per mettersi al riparo da qualsiasi sorpresa.
SVOLTA IMMEDIATA La vittoria, oggi più che mai, è dunque obbligatoria. E non per festeggiare il record dei 71 punti dopo 31 gare, mai successo nella storia del club, ma per non fare avvicinare chi insegue. La Roma, pur traumatizzata dalla terza eliminazione stagionale, deve trarre beneficio proprio dal suo grande limite in questa stagione, cioè dal basso rendimento nelle coppe, dove il percorso è stato fallimentare: adesso potrà dedicarsi esclusivamente al campionato, con più tempo a disposizione per lavorare in settimana e per recuperare la brillantezza necessaria per non sbagliare la volata. Spalletti, nonostante abbia recitato da aziendalista pure a gennaio quando la società ha scelto di non intervenire sul mercato per ridurre in corsa il gap con la, Juve ha dovuto prendere atto che con pochi titolari a disposizione, solo 13-14 giocatori da alternare, non è possibile essere competitivi su tre fronti. Il suo addio, ancora non annunciato, è legato proprio al mancato rafforzamento di inizio 2017. A turno, dentro lo spogliatoio, i protagonisti si sono esposti sulla questione. Da Perotti a Salah, ecco che diversi calciatori hanno recentemente ammesso la flessione, evidenziando il crollo fisico del gruppo che, nella fase cruciale dell’annata, si è inchiodato. Addirittura sono 6 i titolari ad aver giocato più di 3 mila minuti (e non c’è tra questi Szczesny, cioè il portiere: in Europa League e in Coppa Italia, del resto, ha giocato sempre Alisson): Nainggolan (primatista, nazionale esclusa, con 3610 minuti stagionali), Dzeko, Strootman, Bruno Peres, Fazio e Manolas. Il turnover, dunque, non c’è stato (solo 22 giocatori utilizzati, compreso Iturbe che da gennaio è al Torino: nessun tecnico in A ne ha usati meno) e farlo ora potrebbe essere fatale, anche se qualche avvicendamento, dopo la semifinale di ritorno contro la Lazio, sembra scontato: Vermaelen (ultima presenza da titolare il 23 febbraio, nella gara inutile contro il Villarreal: in campionato, invece, entrò il 26 febbraio a Milano nel finale della partita contro l’Inter), Mario Rui (Emerson non è entrato nella lista dei 21 convocati) e De Rossi potrebbero riavere spazio dall’inizio nel 4-2-3-1 che è il sistema di gioco scelto in partenza nel derby.
SENZA RETE Spalletti, pur ricordando le 5 vittorie di fila della Roma, non sa se i giocatori psicologicamente sapranno subito reagire dopo lo shock di martedì. Nè si fida del Bologna di Donadoni, 14° in classifica e con il quart’ultimo attacco della serie A (29 gol: peggio solo quelli dell’Empoli, del Palermo e del Crotone): in 11 partite su 30 (10 sconfitte e 1 pareggio) non ha segnato. La Roma ha, invece, esagerato: 100 reti in 46 partite stagionali. Ma oggi pomeriggio più della goleada serve il successo. Per il futuro.
(Il Messaggero – U. Trani)
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