Il mercato di gennaio potrebbe rappresentare la cartina di tornasole per capire il futuro prossimo della Roma. Perché nonostante le rassicurazioni che arrivano sia da Spalletti che dalla società, il prender tempo del tecnico sul rinnovo rappresenta un’anomalia. In primis, perché in carriera Lucio si è sempre legato a progetti lunghi e pluriennali. Non averlo fatto per la prima volta a 57 anni e aver rimandato i discorsi ai primi giorni di aprile, nonostante il reiterato pressing di Pallotta, gli permette di prendere tempo, valutare, guardarsi attorno e capire se ci sono le reali condizioni per andare avanti. E per farlo non serve lo sbandierato «vincere o me ne vado», troppo estremista per essere vero. Anche perché vincere è una conseguenza di quello che si programma e s’investe. Quello che vuole il tecnico toscano è quindi essere messo in condizione di competere sino alla fine. Poi il traguardo lo taglia uno soltanto ma l’importante è esserci al fischio finale dell’ultima partita. Non arrivare secondo, come accaduto alla Roma negli ultimi anni, a distanze siderali dalla Juventus.
ORGANICO E allora, come accade nel gioco dell’oca, si torna al punto di partenza, al mercato. In estate nonostante i larghi sorrisi profusi a favore dei media e della piazza, le rassicurazioni sulla rosa «più forte mai allenata», sul fatto che «Paredes è più forte di Pjanic», hanno convinto soltanto chi non aspettava altro di esserlo. La dichiarazione all’indomani dell’arrivo di Juan Jesus («Abbiamo preso il meglio che ci potevamo permettere»), racchiude il reale pensiero di Spalletti. Che avendo altre priorità per il completamento della rosa, 19 milioni per Gerson non li avrebbe mai spesi e nemmeno 8 per un secondo portiere pur di valore come Alisson. Non è un caso che a domanda su quello che serve alla squadra, il tecnico prima delle festività abbia parlato soltanto di un calciatore in mediana, capace di alternarsi a Strootman, De Rossi, Nainggolan e Paredes. E invece, almeno come tempistica, il primo ad arrivare sarà l’attaccante che prenderà il posto di Salah, impegnato nella coppa d’Africa. La prima scelta di Lucio è Gomez ma probabilmente dovrà accontentarsi di uno tra Jesé, El Ghazi o Musonda. Poi partirà la caccia al centrocampista. Piace Torreira, considerato un novello Pizarro, ma la sensazione è che si cercherà di far cassa con quale riscatto anticipato (Doumbia, Iago Falque o Castan) per avere un margine di scelta più ampio. Un nome nuovo da aggiungere alla lista di Massara è quello di Sanson del Montpellier, contratto in scadenza nel 2018 ma in rotta con il club francese.
SITUAZIONI DA RISOLVERE E priorità sono anche alcuni adeguamenti e rinnovi contrattuali. Più che Nainggolan, che ha ormai lasciato intendere a più riprese come la scelta di vita di restare a Roma sia definitiva, De Rossi o Totti (situazioni comunque da affrontare), preoccupa lo stallo nel quale versa il rinnovo di Manolas. Senza contare che a giugno, prima della chiusura del bilancio, per mantenere la rosa attuale bisognerà sborsare 40 milioni per i riscatti obbligatori di Peres, Mario Rui, Juan Jesus, Emerson e Fazio. E se, come sembra, si vorrà riportare a casa Pellegrini dal Sassuolo, ce ne vorranno altri 10. Lucio osserva e appena può dispensa serenità, soprattutto fuori Trigoria. Ma il primo a sapere che la priorità è la qualificazione diretta alla prossima Champions è lui. Mai come quest’anno. Conditio sine qua non per continuare insieme.
(Il Messaggero – S. Carina)
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